Degli striscioni sono stati esposti nei pressi del Colosseo e la polizia non si è curata di rimuoverli subito, come il buonsenso e l’attenzione per l’ordine pubblico avrebbero richiesto. Dovrebbe far preoccupare il sostegno a un personaggio come De Santis, la cui fedina penale ha impressionato i due magistrati che ne hanno richiesto la condanna, la più dura per un omicidio avvenuto nel mondo del calcio. Chi tollera quelle scritte che offendono la memoria di un ragazzo di Napoli che ha trovato la morte perché aveva reagito all’assalto a un pullman di indifesi tifosi azzurri? Come non intervenire contro questa manifestazione di solidarietà?Gli striscioni sono il segnale dell’aria pesantissima che si respira a Roma. L’avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia Esposito, dichiara: «Il clima si sta facendo pericoloso. Gli striscioni parlano da soli, ma noi abbiamo la coscienza pulita e il dovere di andare avanti senza farci intimidire. Preoccupa di più che le istituzioni non vedano tutto ciò». Preoccupano, e molto, due episodi in vista della sentenza fissata il 24 maggio. In pochi giorni, ignoti hanno preso di mira l’auto dell’avvocato romano che collabora con Angelo e Sergio Pisani, prima rubando le gomme e poi rompendo i vetri, senza portare via nulla. Un avvertimento? E soprattutto ci sono state le intimidazioni su Facebook indirizzate ad Antonella Leardi, la coraggiosa mamma di Ciro. Inquietante il messaggio di un sedicente cugino di De Santis: «Noi siamo collaboratori di giustizia: non andate oltre». C’è da preoccuparsi, ma non da sorprendersi, in fondo. In aula, martedì 19, la reazione dell’assassino di Esposito al termine della requisitoria era stata questa: «L’ergastolo me lo do da solo. Non me lo date voi. Non ho paura di morire, buffoni». Cosa accadrebbe se il tribunale di Roma accettasse le richieste dei pm Eugenio Albamonte e Antonino De Maio?Martedì 3 maggio sarà il secondo anniversario dell’agguato a Ciro, che si spense tra le braccia della mamma dopo 56 giorni di agonia al Policlinico Gemelli. È anche il giorno in cui ci sarà la discussione delle parti civili: verrà probabilmente richiesta una scorta. «Gli striscioni? Me lo hanno detto…». La signora Leardi ha una profonda dignità, l’ha manifestata in ogni attimo di questi terribili due anni, e vorrebbe scegliere il silenzio. «Certe cose mi scivolano addosso, tanta è la mia sete di giustizia. Sono indifferente di fronte a ciò che fanno i suoi complici e i delinquenti che appartengono alla sua stessa categoria. Quello che io ho dentro è più forte, più doloroso, più complicato. A noi interessa solo la giustizia: per Ciro, per la nostra famiglia, per Napoli». Le scivolano addosso anche le intimidazioni sui social. «Vorrebbero forse spaventarmi? Mi hanno ammazzato un figlio, cos’altro vogliono? Ammazzare anche me? Io ho una sola paura». La confida sotto voce, pensando a coloro che continuano ad andare negli stadi. «La mia paura è che possa succedere altro tra i tifosi». Nei ragazzi con la sciarpa azzurra rivede i sorrisi e la passione di Ciro.
fonte: ilmattino
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