Se sua Maestà la Regina Elisabetta dovesse presentarsi il 5 agosto a Wimbledon con l’idea di seguire la finale olimpica di tennis troverebbe ad accoglierla un giovane trentatreenne napoletano, Luca Baracchi, che le indicherebbe posti, protocollo e ciò che è previsto al termine dell’incontro che assegna le medaglie. E così accadrebbe per altri siti olimpici: ExCel dove si svolgeranno gli incontri di pugilato, scherma, judo, tennis tavolo, taekwondo, sollevamento pesi, lotta libera; Earls Court Exhibition Centre per la pallavolo; Greenwich Park per l’equitazione; Woolwich per tiro a segno e tiro a volo.
Olimpiadi in salsa napoletana per un giovane di Santa Lucia. Nate studiando relazioni internazionali all’Orientale e diventate oggi lavoro per colui che è diventato il numero uno del protocollo di cinque dei più importanti siti di Londra 2012. Gli spetta l’ultima parola, sempre, dall’ospitalità alle cerimonie. Inglese, francese e portoghese parlati correntemente, lo spagnolo «aggiungendo la s a tutte le parole» scherza. Ma anche quello, come il tedesco, è nel patrimonio culturale di un uomo che ha sempre guardato avanti. L’ascesa olimpica grazie a un master di perfezionamento in relazioni internazionali organizzato da Coni e Cio.
Tema il protocollo, l’accoglienza della famiglia olimpica, membri e dignitari, bandiere e premiazioni. E come un rosario, un contratto tira l’altro. Volontario ad Atene 2004, nello staff a Torino 2006, poi ai Giochi asiatici di Doha, alla comunicazione della federazione internazionale di pugilato per i mondiali di Milano, a Singapore per gli Youth Olympic Games. Il segreto? «Guardare avanti, non aver paura. Se sai lavorare e ti fai ben volere puoi solo crescere». Esempio di self made man alla napoletana. Un incubo a Torino. «Mi svegliarono nel cuore della notte. Protesta israeliana perché non era esposta la bandiera. Presi un giornalista della Reuters e lo portai con me per testimoniare. Era nevicato, non c’era vento e scambiarono la loro bandiera per un’altra dai colori simili. Invece era proprio quella israeliana. Arrivarono le scuse».
Ora ha commissariato Wimbledon. Nel vero senso della parola perché «attendono da me le istruzioni su ciò che possono e non possono fare», così come l’ExCeL: «Il mio piccolo parco olimpico con tante discipline da gestire. Noi lavoriamo nell’ombra. Se non appariamo significa che tutto va bene. Se cadiamo in fallo ci vogliono 10’’ e un telefonino per rovinare mesi di lavoro». Il suo personalissimo medagliere? «Non ho dubbi: La Errani a Wimbledon, Sarmiento nel taekwondo, Falco nel tiro a volo, la nazionale della pallavolo femminile». E a Greenwich? «Lasciamo qualcosa agli inglesi». Giacché siamo in tema: biglietti omaggio? «Macché qui si paga tutto, anche se sei dell’organizzazione».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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