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Oggi arriva Denis, il goleador gentiluomo

L'ex di turno vuole fare un'altra partita importante per farsi rimpiangere

El Tanque su, El Matador giù. Sarà pure banale, però il pensiero “parallelo” arriva in automatico. Non è che si voglia a tutti i costi fare raffronti che potrebbero lasciare il tempo che trovano, ma il punto è che, all’attuale stato delle cose, i due occupano piani ben diversi. Nel senso di sfalsati. Separati da una sessantina di metri in campo (quando Cavani non fa il difensore o il mediano), ma separati soprattutto da due stati d’animo poco o nulla sovrapponibili. German Gustavo in pieno rilancio ed avvolto da una coltre di rinnovato entusiasmo (cosa che solitamente non gli difetta) ed Edinson un po’ giù di corda. Perché, se anche lo dovesse negare al mondo e pure a se stesso, l’astinenza perdurante non può non lasciar tracce o aloni disturbanti. Attivando carenze di spensieratezza. Per uno come lui, abituato cioè a viaggiare in modalità “high-speed” sulla non sempre scorrevole strada del gol. 

SPESSO RITORNANO – Ma, lasciando Edi ai suoi pensieri e (di sicuro) propositi di immediato rilancio, ecco che c’è un ex (a volte anche rimpianto) che torna a Fuorigrotta per una visita che non sa tanto di cortesia. Sentimenti a parte però, poiché il Tanque argentino non ha mai rimosso dalla sfera emotiva quelle due stagioni di Napoli che l’hanno fatto crescere su tutti i fronti. Ed unitamente fatto apprezzare ad una tifoseria che, si sa, non è certamente di bocca buona. Sentimenti a parte perciò, visto che il cingolato ex Independiente (prima di Napoli) è chiaro esempio di impegno e professionalità impeccabile. E ciò vale a dire che, se ne avesse l’opportunità, rifarebbe quello che ha fatto con le maglie di Udinese ed appunto Atalanta: metterla dentro. Su questo non ci piove. Ma metterla dentro in una maniera particolare, diremmo anche disarmante. Come fece il 26 novembre del 2011 a Bergamo, allorquando da capocannoniere del campionato, si presentò davanti a De Sanctis (minuto 64) facendo il suo lavoro sino in fondo. Ma senza esultare davanti ai sempre numerosi supporter azzurri, per un gesto che, se da un lato (ampio) lo riempì di gioia, dall’altro gli suggerì compostezza e rispetto. E poi Cavani (toh…), giusto al gong, riequilibrò le sorti del match. 

LE SCUSE – Addirittura scusandosi con inequivocabile gesto della mano, allorché riuscì nell’aprile precedente a fare al Napoli il primo gol da ex, ma a Fuorigrotta e con la maglia dell’Udinese. Propiziandone la vittoria. Una giornata particolare, fatta di episodi singolari, visto che era stato appena preceduto nelle marcature da quell’Inler che, a sua volta, non esultò (ma per un motivo diverso). E che, in quell’occasione, ad imbeccarlo fu Armero, saltando Pazienza e Cannavaro. 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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