Meglio non perdere tempo, perché se ne sono già andati novantatré minuti e pure due punti: meglio capire, intrufolarsi nella testa e nelle gambe del Napoli, provare a decifrare Catania, quell’ora e mezza di tentennamenti, mai una giocata alla Mazzarri, una profondità, un cambio di gioco rapido; mai un’accelerazione, un attacco in massa: ma no, tutti scolaretti che osservano la disposizione del «nemico» e poi si perdono. Come si abbatte una difesa schierata? La domanda da un milione di euro resta lì a galleggiare però stamattina a Castelvolturno, dovendo andare incontro ad un’altra muraglia – stavolta laziale – varrà la pena mettersi a «studiare» per capire come e dove intervenire: se soltanto nelle idee confuse, accecate dal sole; o anche in una improvvisa (e però anche improbabile) involuzione atletica: in fin dei conti, la cara legge del turn-over, applicata in Europa League, ha sottratto un’ora e mezza ai titolarissimi.
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