Per alcuni non è altro che una superstizione, per altri una maledizione. Per noi calciofili invece l´11/11/11 è la data con la D maiuscola. Il giorno del calcio per eccellenza. Tutto ruota intorno alla magia che avvolge il numero 11 che pervade questo mondo fin dalla sua nascita ottocentesca nei college inglesi. Le classi all´epoca erano composte da dieci studenti più il professore: undici, appunto. Da quel momento in poi la storia di questo numero primo è cambiata. Dalla famosa solitudine all´adozione spontanea e globale di centinaia di milioni di tifosi che in quel numero e su quel numero hanno costruito un´intera vita. Impossibile dunque non tributargli un doveroso omaggio visto che la storia del ´pallone´ (giusto per dargli una spruzzata di sana malinconia) è stracolma di grandissimi numeri 11 che hanno saputo infiammare intere generazioni.
L´undici per eccellenza è stato Gigi Riva. Simbolo del Cagliari e di un numero che per indole indica l´outsider, colui che non t´aspetti, proprio come quella squadra. Il giocatore capace di far breccia nel cuore dei tifosi e lasciare per sempre il suo nome impresso nella storia nonostante la ribalta fosse affare di numeri 9 e 10. Gigi Riva è stato un fuoriclasse assoluto, recordman di gol con la maglia della Nazionale, una vera e propria leggenda che i tifosi del Cagliari – e del calcio in generale – non dimenticheranno mai anche per lo scudetto che riuscì a portare in Sardegna.
Il numero 11 però negli anni precedenti l´arrivo prepotente del calcio moderno rappresentava un tipo preciso di giocatore. Una seconda punta o un esterno sinistro, a volte un rifinitore molto spesso idolo dei tifosi capace di sacrificare la propria gloria personale per i trionfi di squadra senza perdere di stima e carisma, anzi. Uno capace di fare gol e assist con una buona corsa. Un giocatore insomma che dava tutto per i compagni. Basti pensare a Romario, tanto per citarne uno, o a Mario Corso della Grande Inter. Non c´è mai stato trionfo senza un grande numero 11, una stella senza la più fidata delle spalle. Se Platini è stato Platini lo deve un po´ anche a Zibi Boniek e Michael Laudrup. Se gli olandesi Gullit e Van Basten hanno fatto grande il Milan di Sacchi, Pietro Paolo Virdis, o andando avanti coi successi, Daniele Massaro, saranno ricordati per sempre con grande amore dai tifosi rossoneri. Per non dimenticare l´importanza di un mostro sacro come Careca di fianco a gente come Giordano e Maradona nel Napoli da scudetto. Poi Klinsmann, Pulici, Nedved, Rumenigge e chi più ne ha più ne metta.
Anche per questo i calciofili che hanno amato un certo tipo di calcio non possono che provare un forte amore verso questo numero. Prima delle magliette col nome sulle spalle, della numerazione da 1 a 99, delle Pay Tv e delle divise sponsorizzate le formazioni si recitavano a memoria, dall´1 all´11, dopo il quale partiva il boato. Oggi pochi campioni lo portano sulle spalle, preferendo stravaganti combinazioni piuttosto che una maglia dall´onore mai troppo riconosciuto e destinato forse a sparire. La indossa Ibrahimovic nel Milan, anche se per caratteristiche tecniche sarebbe da consegnare a Robinho (invece dell´inspiegabile 70). La porta la leggenda dello United, Ryan Giggs, forse l´ultimo vero grande numero 11 in circolazione. Poco importa. Per noi calciofili l´11 resterà per sempre un numero magico, proprio come il nostro sport.
La Redazione
P.S.
Fonte:radiosportiva.com
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