Sceso dal podio di Londra con due medaglie, una d’argento e l’altra di bronzo, Diego Occhiuzzi è diventato il simbolo della legalità. Tra i primissimi tifosi del Quarto, la squadra sottratta al controllo della camorra, ha chiesto supporto alla Nazionale di calcio e ad altri campioni dello sport. «A cominciare dal capitano del Napoli, Paolo Cannavaro, un atleta che è partito dalla periferia ed è arrivato in alto. La nostra visibilità può essere d’aiuto per chi si è fatto promotore della campagna, a cominciare dall’amministratore Luca Catalano».
Ventinove luglio, due mesi sabato: Occhiuzzi vince l’argento nella sciabola.
«Mi sembra che sia passata una vita… Ho cercato di dimenticare per non cullarmi sugli allori. Fosse dipeso da me, sarei tornato ad allenarmi subito, però i tecnici mi hanno consigliato di aspettare per recuperare pienamente le forze: ci aspettano importanti impegni e voglio vincere ancora tanto».
Dove, quando?
«Una medaglia ai Mondiali di agosto. E poi l’oro ai Giochi di Rio de Janeiro tra quattro anni. Se l’avessi vinto a Londra, avrei smesso: l’argento è un’ottima occasione per andare avanti».
Intanto, allena i futuri Occhiuzzi.
«Sono i bambini della palestra Champ di Pollena Trocchia, è un compito che affascina sia me che Gigi Tarantino, mio compagno di squadra a Londra. La scherma napoletana sta confermando la sua grande tradizione, ci sono atleti di valore come Murolo e Curatoli. Ai quali chiederei di lasciarmi ancora un po’ di spazio…».
Ha dedicato l’argento a Napoli.
«È la mia vita. Mi emoziono ogni giorno quando vedo il sole e il mare: energia purissima. Credo che anche le gioie regalate dallo sport, dalle vittorie del Napoli alle nostre, possano aiutare la città in una fase così difficile. Ho fiducia nel sindaco de Magistris, comunque: lavora bene».
Vi siete incontrati pochi giorni dopo le Olimpiadi.
«Ho un progetto per Napoli, vorrei svilupparlo con il Comune e altri campioni, da Russo a Sarmiento. L’idea è creare una polisportiva, magari in un’area come quella di Bagnoli, per mettere spazi e professionalità a disposizione dei giovani. Lo sport allontana da pericolose tentazioni, insegna le regole e il rispetto verso gli avversari».
Dopo Londra, la pubblicità e l’impegno sociale.
«Ringrazio Gianluigi Cimmino, il patron di Carpisa e Yamamay: mi è venuto subito incontro. Quando ho scoperto il Quarto e la sua battaglia contro la camorra, mi sono entusiasmato, mettendomi a disposizione per diffondere un messaggio di legalità: la vita non va vissuta attraverso sotterfugi o peggio. Ho fatto un invito a Prandelli, il ct della Nazionale, e sono lieto che lo abbia accolto. Anche altre risposte sono molto confortanti: dalla presenza di tanti tifosi allo stadio del Quarto alla campagna anticamorra di una squadra di volley di Arzano».
Campione, testimonial pubblicitario, simbolo della lotta per la legalità. E tifoso del Napoli.
«Andavo a vederlo già da piccolissimo, ai tempi di Maradona. Questo Napoli mi diverte: ha gioco e carattere. I calciatori hanno gli stessi miei stimoli prima di una finale, è fame di vittorie».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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