La crisi di Stephan El Shaarawy, che non segna dal derby del 24 febbraio, si spiega più con i gol che faceva che con quelli che non segna più. Erano così tanti e belli da far supporre un campione approdato precocemente alla completa maturità tecnico-tattica e invece il giovane Faraone è semplicemente un ragazzo di talento che ha avuto una spettacolare impennata di crescita, ma che deve imparare ancora tanto.
SANTO SUBITO — Capita a tutti gli adolescenti di ritrovarsi impacciati con un corpo cresciuto troppo in fretta. Calcisticamente ad El Shaarawy è successa una cosa del genere. In poche settimane si è ritrovato capocannoniere del campionato e salvatore del Milan. A 20 anni. Da riserva nell’ombra che cercava di irrobustirsi fisicamente al ruolo di trascinatore alla Ibra, con relativa esplosione mediatica. Per quanto responsabilmente famiglia e Milan cercassero di proteggerlo, tenendogli la cresta bassa, il ragazzo ha avvertito lo sbalzo e ha pagato con una minore disponibilità allo studio per completare le sue conoscenze di calciatore. Le cose che faceva, benissimo, gli bastavano per segnare un gol dietro l’altro e non è andato oltre. Quando il Milan è cambiato e la Nazionale gli ha chiesto altro, si è trovato in difficoltà. Scendiamo nel concreto, per capirci. Il gol classico del Faraone nel periodo di grazia era questo: conversione da sinistra e destro a giro nell’angolo più lontano. Un’azione meccanica, istintiva, che il Milan pre-Balotelli gli agevolava, perché al centro del tridente schierava spesso Bojan o Boateng che aprivano spazi. Ripensate al meraviglioso gol di San Pietroburgo: El Shaarawy affonda in dribbling elegante, da sinistro verso il centro, e scarica in rete. Quella sera con lo Zenit il centravanti è Bojan, come al San Paolo quando il Faraone con un doppietta agguanta il Napoli e innesca la rimonta di Allegri. Ma poi arriva Balotelli e il Milan diventa un’altra cosa.
MERCATO — Sinora lui è stato irremovibile: “Io resto al Milan, non si discute neanche”. E il Milan ne ha preso atto, in attesa del suo rientro in Italia. Perciò molti veli cadranno solo dopo il summit tra il Faraone e Galliani, in programma all’inizio della prossima settimana. In queste settimane attorno al talento di Savona è accaduto davvero di tutto. Il Milan non lo ha mai messo ufficialmente in vendita, ma ha di fatto aperto le porte alla sua partenza. E anche nella sua ultima esternazione il manager rossonero ha dichiarato incedibile il solo Balotelli, precisando, invece, l’esigenza di un faccia a faccia con il Faraone: “Sinora ho parlato solo con il suo agente. Dietro queste frasi c’è una verità. I no del giocatore ad ogni soluzioni hanno finora frenato l’avvio di trattative vere e proprie. Eppure i segnali non erano mancati. A cominciare dall’interessamento del Napoli, seguito dal feeling con il Manchester City. Ma è accaduto anche dell’altro. Ad esempio s’è fatto sotto anche l’Anzhi, con l’intenzione di soddisfare le esigenze economiche sia del club che del giocatore. Ma il dialogo è stato subito interrotto dall’indisponibilità di Stephan al trasferimento nel campionato russo. E comunque, lo stesso Milan non intende forzare la mano. La filosofia è quella di trovare una soluzione che metta d’accordo tutti. Senza inutili e dannose contrapposizioni.
Fonte: La Gazzetta dello sport
La Redazione
M.P.
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