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Nuovo stadio a Ponticelli: indagati per corruzione il vicesindaco Sodano e l’imprenditrice Faraone Mennella

Conviene andare a fondo, bisogna capire che cosa c’è al di là di decine di telefonate intercettate, semmai ascoltare anche testimoni diretti della recente stagione amministrativa a Napoli. Insomma, bisogna indagare ancora, con un ritmo serrato e una lista di nomi eccellenti nel panorama imprenditoriale nazionale. Tempi serrati, comunque: ci sono novanta giorni a disposizione, tre mesi per convocare in Procura ex assessori, manager e uomini d’affari, insomma tutti coloro che possono dire qualcosa sulla storia di un grande progetto, di una grande opera di trasformazione urbana che – ironia della sorte – non è mai andata in porto. Anzi: è rimasta appesa, lì al telefono, o nelle chiacchiere intercettate. Che storia è questa? Indagine complessa, che vede al momento coinvolto il vicesindaco Tommaso Sodano e l’imprenditrice Maria Luisa Faraone Mennella. Due volti noti, al momento indagati per corruzione, in relazione al progetto di portare a Ponticelli il nuovo stadio di calcio o, in subordine, di riqualificare un pezzo di periferia orientale.

Una storia controversa, rimasta per mesi sotto silenzio, che oggi va raccontata a partire dalla fine: pochi giorni fa è stato il gip Isabella Iaselli a respingere una richiesta di archiviazione della Procura di Napoli e a disporre altre indagini, chiedendo ai pm partenopei di ascoltare testimoni in grado di andare al di là delle intercettazioni agli atti. Una lista in cui spiccano i nomi degli ex assessori Realfonzo, De Falco, Di Nocera; ma anche gli imprenditori Dario Boldoni e Aurelio De Laurentiis, Ambrogio Prezioso e Angelo Lancellotti, tutti potenzialmente interessati al restyling del San Paolo o alla nascita di un nuovo stadio, tanto da lanciare in alcuni casi accuse a mezzo stampa sull’esistenza di un presunto accordo sottobanco per favorire Faraone Mennella. Inchiesta condotta dal pool dell’aggiunto Gianni Melillo, composto dai pm Danilo De Simone, Luigi Santulli, Maria Sepe, Ida Teresi, agli atti l’ipotesi di un accordo sotto banco. Difesi dai penalisti Francesco Picca e Sebastiano Giaquinto, Sodano e Faraone Mennella respingono le accuse mosse in questi mesi dalla Procura.
L’accordo
Corruzione. La Procura sostiene l’esistenza di un accordo, «di pregressi impegni» assunti nei confronti della imprenditrice della Idis, una sorta di «vestito cucito» addosso alla stessa Faraone Mennella. È così che il progetto di «Naplest» – il rilancio della periferia orientale – finisce sotto inchiesta.
Le intercettazioni
Hanno inizio con l’incendio notturno degli automezzi di Enerambiente (settembre del 2010), poi puntano dritto su Palazzo San Giacomo. Vengono quindi captate intercettazioni che spingono gli inquirenti a ipotizzare l’esistenza di un accordo sottobanco tra pubblico e privato. Stando a quanto scrive il gip Isabella Iaselli, nel disporre le nuove indagini e nel rigettare la richiesta di archiviazione, dal contenuto delle telefonate emergono le preoccupazioni dei funzionari comunali per «alcune decisioni che palesemente apparirebbero adottate per favorire qualcuno». Tanto che il gip Iaselli chiede alla Procura di convocare come possibile testimone anche il segretario generale del Comune, tanto per fare luce – magari prendendo a spunto alcune conversazioni – sulla vicenda amministrativa legata allo stadio di Ponticelli mai nato. Una cosa comunque è chiara: il gip chiede alla Procura di andare oltre le intercettazioni, che non bastano da sole a sostenere una indagine, ma vanno riscontrate con nuove testimonianze da acquisire in questi novanta giorni.
Rompere l’asse
Ma quali sono i potenziali testi su cui il gip punta i riflettori? La Iaselli chiede di ascoltare gli ex assessori Realfonso (suo il libro sul «Robin Hood di Palazzo San Giacomo»), De Falco e Di Nocera, in relazione a quanto Sodano avrebbe detto in una telefonata intercettata: una conversazione in cui il vicesindaco farebbe cenno al tentativo di tre ex assessori di «rompere l’asse», al punto tale da rendere necessaria la defenestrazione dei tre ex pezzi della giunta De Magistris. Tutto vero? Spiega il penalista napoletano Picca, difensore del vicesindaco: «Siamo pronti a chiarire la correttezza della condotta di Sodano anche in questa vicenda, chiederemo di essere ascoltati in Procura».
«Tutto gratis»
Ma c’è dell’altro, stando al dispositivo del gip Iaselli: bisogna ascoltare – ovviamente come teste – anche un imprenditore della Astaldi (che non è sotto inchiesta, ndr), che «avrebbe fatto tutto gratis», almeno secondo quanto emerge da una intercettazione; ma anche gli imprenditori Boldoni e De Laurentiis, che avrebbero lanciato strali a mezzo stampa su una intesa illecita a favorire Faraone Mennella; oltre a Prezioso e Lancellotti, a loro volta potenzialmente interessati a concorrere al project financing per la realizzazione di un nuovo stadio.
La bacchettatura
Non basta intercettare. È il punto di partenza del gip Iaselli, dopo aver respinto la richiesta di archiviazione a carico di Sodano e di Faraone Mennella. È un punto critico emerso dall’udienza camerale tenuta qualche giorno fa al cospetto delle parti: non si può accogliere la richiesta di archiviazione (per altro inoltrata dopo il no di un altro gip a firmare la proroga di nuove intercettazioni), certi spunti vanno approfonditi, bisogna andare avanti, a partire dai testimoni.

Fonte: Il Mattino

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