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Nuovo inno del Napoli? Tanti artisti in lizza, sarà un mix tra rap e pop

Ogni idea ha un germe moderno e in qualche modo anche questa idea buttata nel mare magnum azzurro, di un nuovo inno, ha un retrogusto di novità. Non perché si sia stanchi o si consideri vetusto quel che c’è, non esistono musiche o parole datate, anzi più si è legati affettivamente a una canzone e più la si utilizza su vasta scala. E nel caso di Napoli e dei cantori napoletani così ricchi di parole e immagini evocative, la teoria vale a maggior ragione. Ma torniamo all’inno. Il presidente l’ha lanciata questa idea di inno rap e sul web si è scatenata un vera e propria gara.

Come un concorso. E’ un genere che tira. Soprattutto i ragazzi, ammettiamolo. E’ stato sdoganato ovunque, dal classicissimo festival di Sanremo al talent “Amici” di Mediaset, il rap è diventato un simbolo, un modo di essere straordinariamente giovani e di veicolare attraverso quel modo di cantare anche messaggi duri e robusti. Allora, viva il rap e quel senso di movimento cadenzato che impone, viva il rap e i suoi interpreti. Già, il concorso che si è scatenato sul web, ha incoronato anche quelli. Lui si chiama Clementino, un portento nel suo genere. Cappelletto, maglietta, pantalone e giubbotto nero. Ieri sulla sua frequentatissima pagina Facebook ha postato il buongiorno, lui con alle spalle una riproduzione della Gioconda. E il suo post che recita: « Buongiorno, oggi sembro la Gioconda ». Ma è di ieri pomeriggio il passaggio più importante. Ha raggiunto quota 700mila iene su FB: « Grazie Guagliù siete la mia forza! Ora siamo un impero ».
Proviamo. Di sicuro sono una forza che non è sfuggita a chi studia le “fasce” occupate dai giovani. Un inno rap con Clementino? Perché no e, anche se a qualcuno, può sembrare una forzatura se si pensa a tutto il popolo azzurro e ai suoi senatori, la via non è peregrina. Parola di Sal da Vinci, non uno qualsiasi, permettetecelo. Lui è Salvatore Michael Sorrentino, canta pop, la sua Napoli è una Napoli pensata e meditata, non per nulla è bellissimo quel che dice quando sottolinea: « Nella mia città mi sento unico ».
Non un effetto conquista pubblico ma un sentimento vero. Lui l’inno lo cambierebbe pure, ma ne farebbe una via di mezzo, per accontentare i tifosi di ieri, quelli di Maradona e degli scudetti, e nello stesso tempo avvicinare l’entusiasmo di quelli di oggi, quelli che amano per esempio Clementino. Che lui conosce, potremmo dire bene. Sentite Sal: « L’idea del presidente va rispettata, la sua è una proposta che si confronterà con la gente. In fondo la storia del Napoli calcio e dei suoi inni è varia. Negli anni ce ne sono stati diversi, ci sono anche testi tristi che non parlano di calcio ma che vengono utilizzati per festeggiare le vittorie. Ci sono canzoni diventate festaiole, che ormai sono Napoli nel mondo. Ma se ad un certo punto ne arriva una nuova creata apposta, perché no? Il rap funziona, va molto, io l’ho sperimentato. Però penso una cosa: che un popolo intero possa cantare un inno rap faccio fatica a immaginarmelo. Io dico che senza una melodia non si va da nessuna parte, è come l’ossigeno. Quindi propenderei per una via di mezzo. Un po’ pop e un po’ rap, in modo che ci sia melodia da canticchiare e il ritmo da tenere a mente».

Se amore è. Per il Napoli ovviamente. Ancora Sal: « Quest’anno ho esagerato. Ho spostato anche gli orari dei miei spettacoli per le partite del Napoli. Dal teatro Augusteo dopo una doccia lampo mi sono fatto portare allo stadio per vedere un secondo tempo. E’ una bella squadra, forte, Benitez è un grande tecnico, bisognerà rinforzare il parco giocatori. Per il resto siamo pronti per la Champions ». Non è finita: “Se amore è”, il suo ultimo disco, sta scalando le classifiche e si avvale di alcune collaborazioni importanti, come Gaetano Curreri e come – guarda caso – Clementino con cui Sal ha cantato “Chiamo te”. Quindi il feeling già c’è…

Fonte: Corriere dello Sport
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