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Novellino: “Napoli, ti amerò per sempre”

Il doppio ex: "Tra Sampdoria e Napoli gradirei un pari"

Un anno solo, una toccata e via (senza fuga) per un Napoli assaporato come a un buffet. Quasi in piedi e velocemente, senza poter aspettare la portata più gustosa. Quella che invece fu servita a Zdenek il boemo, che quell’occasione non riuscì a sfruttare.

QUATTRO NOMI – Walter, Alfredo, Amato Lenin Novellino perché quattro nomi? «Alfredo era un parente, Walter piaceva alla nonna, ed Amato Lenin piaceva al mio papà. Comunista convinto, tanto da essere unico spettatore di un comizio “rosso” nella piazza della mia Montemarano, vicino ad Avellino. Ecco la storia dei miei nomi». 

PERCHE’ MONZON – Però poi fu soprannominato Monzon «Fu un’idea di capitan Ferrini, quello del Torino degli anni Settanta. Con quella maglia debuttai in serie A proprio contro il Napoli». 

LA PROMOZIONE IN AZZURRO – Nel duemila gli azzurri si ripresero la A. C’era lei al timone di quella squadra molto ben congegnata, che dispensò emozioni e spettacolo oltre che risultati. Se la prese parecchio dopo quella promozione senza seguito… «Sarei un ipocrita a negarlo. Napoli m’era entrata nel sangue già dopo pochi mesi. Che dico, giorni. Le cose andarono in questo modo: avevo appuntamento con Ferlaino e Corbelli per discutere della mia permanenza sulla panchina, ma arrivò solo il secondo. Capii che avevano già trovato l’accordo con Zeman, imposto proprio da Corbelli, cosa abbastanza chiara già prima della fine del campionato, quando in un collegamento televisivo vidi sul collo del boemo una sciarpa azzurra. Chissà forse messa lì da un tifoso. Certo, su quella panchina sarei rimasto ancora molto volentieri, ma questo è il calcio. A volte privo della dovuta sensibilità. E anche di riconoscenza»

«SEMPRE NAPOLI» – Napoli nel cuore tuttora? « Ma certo, Quando ti entra dentro non può più uscirne. Quell’anno fu fantastico ma anche speciale. C’erano anche giocatori speciali: da Schwoch, a Stellone, Bellucci, Turrini, Matuzalem, Oddo. Proprio quest’ultimo fu dato via dalla società per poco e niente ed arrivò un certo Sesa pagato più di Maradona. Mi pare più di 17 miliardi». Eh, sì, poi il Napoli tornò a retrocedere, per la seconda volta in un triennio. «Si cambiò tutto: schemi, uomini e pure allenatore. Il mio Napoli nel frattempo era stato cancellato. Eppure quella era una squadra gagliarda, che avrebbe figurato molto bene anche in serie A. Davvero peccato»
C’è però da dire che fu ben ripagato dalle successive esperienze «Certo. Ci fu un settennato di grosse soddisfazioni. Prima una promozione col 
Piacenza e poi quella con la Samp, sempre dalla B alla A. Furono anni di grosse soddisfazioni professionali». 

«STUDIO L’INGLESE…» – Ha però dichiarato che difficilmente tornerebbe ad allenare in serie cadetta. Come mai? Proprio lei che è uno specialista di promozioni «Allenare in B non è più come una volta. A Venezia e Genova ero affiancato da Marotta, uno tra i maggiori esperti di calcio. Nelle ultime esperienze, tra Reggina e Livorno, ho avuto presidenti che sapevano il fatto loro (Foti e Spinelli), ma un entourage societario carente. E poi ci fu qualche episodio da dimenticare legato al calcioscommesse. Ora come ora allenerei solo nel massimo campionato, oppure all’estero. Una cosa che m’intriga molto, sto studiando a fondo anche l’inglese».  Questa è promozione bella e buona… « Ma no, è solo nostalgia della panchina. Amo profondamente questo lavoro e non ne potrei fare meno».  Da giocatore è stato molto apprezzato. Una seconda punta guizzante capace di saltare l’uomo. In chi le sembra di rivedersi fra gli azzurri? «Potrei definirmi una miscellanea fra Pandev ed Insigne, che talento il baby…, senza togliere niente a nessuno

IERI E OGGI – Nel suo Napoli c’erano somiglianze con l’attuale? «Direi Schwoch un po’ Cavani per atletismo e capacità di andare a rete, poi Lucenti un po’ Maggio. A proposito Christian lo lanciammo con Marotta, prelevandolo dal Treviso».  Con la Samp, per cinque anni, e poi da Walter a Walter… «Il mio omonimo è anche stato mio successore. Ci sa fare nelle scelte come in panchina. Un po’ lo invidio, avrei fatto volentieri il suo percorso nel Napoli» .  Il tormentone dall’inizio della stagione è sempre più incalzante: è il Napoli l’anti-Juve? «Non posso che confermare. Non ne vedo altre alla loro altezza. Ma non chiedetemi chi la spunterà perché c’è ancora tanto da giocare. Naturalmente spero il Napoli, De Laurentiis ha messo su una grande squadra». 

OGGI AL FERRARIS – Oggi c’è il derby del suo cuore… «Una bella partita. Battaglia in vista tra due compagini che prediligono attaccare gli spazi. Si studieranno molto per provare ad affondare nei punti più perforabili. Il Napoli certo ha qualcosa in più ed anche meno assenze. La seguirò con attenzione ed emozione. Tutto sommato gradirei un pari». 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.


 

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