E segnano sempre loro: altrimenti, ci mettono lo zampino, o anche la cresta, ma qualcosa fanno. E segano (quasi) sempre Hamsik e Cavani, che hanno cominciato a Palermo, subito, alla prima, e che non essendoci riusciti contro la Fiorentina hanno inciso ognuno per sé: lo slovacco andando a pressare su Borja Valero, sfiorando con la sua capigliatura la sfera e poi esultando per la felicità; ed el matador, che su quel campo di palloni seri ne poteva avere pochi, inventandosi stopper eccellente per qualsiasi evenienza, su angoli e punizioni laterali (ma quante ne ha prese?). Il Napoli che va è ovviamente oscurato da due dei suoi tenori e però aspetta il terzo, Goran Pandev, che fino a questo punto non è riuscito ancora mettere i piedi nel rettangolo, tutta colpa della squalifica rimediata a Pechino, un’ombra cinese che s’è allungata sulle prime due gare e che ha sottratto a Mazzarri un terminale offensivo di grandissimo spessore, come dimostrato già in quella finale tutta pathos e cucchiaini.
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