Nessuna squadra si era arrampicata fin lassù. Il Napoli di Rafa Benitez, sì. Ora è ad un passo da un traguardo storico: i cento gol tra campionato, Coppe europee e Coppa Italia. Novantanove volte centrato il bersaglio finora. Cinquantadue sfide, la maggior parte delle quali, giocate all’insegna dello spettacolo. Ed ora restano gli ultimi novanta minuti, quelli con il Verona, per fare bingo. Il Napoli come una macchina infernale da gol. Una giostra spettacolare. E se a questo si aggiunge la media-punti a partita, si deduce che mai Benitez nella sua carriera aveva toccato una quota simile: due punti a gara. Più del Valencia, più del Liverpool, più del Chelsea. Ed affiorano i primi rimpianti: se fosse stata registrata un tantino meglio la fase difensiva…; se non fossero venuti meno per infortunio tanti difensori (Mesto, Zuniga, Maggio, Britos). Ad ogni modo, al cospetto di una Juve e di una Roma che hanno viaggiato ad una velocità supersonica, Higuain e soci hanno ben poco da rimproverarsi. Lo scorso anno, il Napoli si era fermato a quota 88 reti ma giocando di meno: 47 gare in tutto. Ed adottando un modulo sicuramente più prudente: il tre-cinque-due. Tanto, disponeva di un fromboliere in avanti, Cavani, capace da solo di fare sfracelli: trentotto gol tra campionato (29), Europa League (7), Coppa Italia (1), Supercoppa Italiana (1). Con l’arrivo di Benitez è cambiato gioco e filosofia: il quattro-due-tre-uno e più calciatori nell’area di rigore avversaria pronti a battere a rete. Spregiudicatezza ma anche più vulnerabilità. Di sicuro, i tifosi si sono divertiti in casa come fuori (dieci vittorie esterne). Hanno avuto modo di veder crollare, specie al San Paolo, tutte le big. Ed ora, seppure in uno stadio con sole scolaresche, c’è la possibilità di brindare al centesimo gol stagionale che resta un altro fiore all’occhiello della prima stagione di Benitez alla guida del Napoli.
BOLLICINE. Che potesse essere un’annata particolarmente prolifica s’era intuito fin dalle prime battute: tre gol al Bologna, quattro al Chievo, due al Genoa, altri quattro al Livorno nella prima parte del campionato. Bucate anche le difese del Borussia (2reti) e del Marsiglia (5 gol nel doppio confronto). Poi c’è stato un breve rallentamento nel mese di novembre, dovuto anche allo scadimento di forma di qualcuno, quindi di nuovo scorpacciate a dicembre: quattro centri con la Lazio, tre con l’Udinese, quattro con l’Inter. Un Napoli spumeggiante ed in grado di fare del male a chiunque. Una squadra frizzante e mai appagata. Ma anche scottata dagli impegni di Champions e quindi non sempre brillante (sconfitta in casa con l’Atalanta).
IL FINALE. Con l’arrivo della Primavera e l’integrazione di alcuni acquisti di gennaio (Ghoulam ed Henrique in particolare), il Napoli ha acquistato una sua precisa fisionomia ed ha ripreso a colpire nell’area di rigore avversaria: quattro gol a Catania, idem in casa con la Lazio, tre al Cagliari fino alla cinquina in casa della Sampdoria. Non resta che andare a bersaglio anche con il Verona stasera per salutare quello che sarebbe il vanto di qualunque allenatore: cento gol in una stagione, con una media di 1.88 reti a partita.
LA COPPA. Come un marchio di fabbrica, la prolificità in zona gol del Napoli ha consentito di portare a casa anche un trofeo, la Coppa Italia, che impreziosisce una stagione giù di per se positiva. Il Napoli nella competizione tricolore ha rifilato tre reti all’Atalanta, tre alla Roma e tre alla Fiorentina in finale. Poche squadre in Europa hanno viaggiato ad una media gol a partita così alta e così costante.
Fonte: Corriere dello Sport
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