La città del calcio s’accende sempre per i duelli con la Juve. Napoli-Juventus è la sfida di circa 19 milioni di tifosi (5 più 14) e 30 scudetti (2 più 28), anche se sarebbero 32 senza lo scandalo di Calciopoli del 2006. Azzurri contro bianconeri è puntualmente la festa, via tv o computer, anche dell’emigrante. Collegati da ogni angolo, perché ci sono un napoletano e uno juventino ovunque, su questa terra. E non si fa nessuna fatica a trovarli.
Per indicare quelli del Sud, fino agli anni Settanta a Torino e nell’Italia settentrionale si diceva «i Napuli». Napoli era il nome che conteneva tutti gli emigranti provenienti dai territori oltre il Garigliano. «Però a Napoli, dire Juventus significava dire il nord, la casa reale, la ricchezza, il potere, il nemico», ha raccontato una volta Ottavio Bianchi, l’allenatore del Napoli di Maradona, bergamasco di nascita. Da qui si capisce perché la Juventus è per il Napoli la squadra da battere per eccellenza. Una rivalità storica, culturale e infine sportiva.
Quel clima è rimasto immutato. Anche nel 2012 è risultata la Juventus la squadra più amata dagli italiani. Ma, attenzione, i successi degli azzurri hanno determinato il sorpasso al Sud: 29.1% contro il 25,4% dei tifosi meridionali hanno dichiarato di tifare Napoli. «È stato un lavoro enorme, di qualità – ha ricordato Aurelio De Laurentiis – Abbiamo scosso l’orgoglio sopito di una generazione che la serie A l’ha vista solo in tv e che dunque non poteva che tifare Inter, Juve e così via. Con le operazioni di marketing, il brand Napoli ha recuperato il terreno perduto, ci siamo nuovamente impossessati della nostra leadership».
Un sorpasso che non sorprende: c’è un singolare parallelismo tra composizione del tifo e albo d’oro. Lo stesso patron De Laurentiis ricorda sempre che prima dell’esordio con il Cittadella in giro vedeva indossate dai ragazzini solo maglie bianconere, nerazzurre e rossonere. «E l’azzurro?». Dopo i trionfi degli ultimi otto anni il Napoli-simpatia guida l’assalto alla Juventus campione d’Italia.
Non sorprende che la Juve tiene ben saldo un primo posto: quello nella classifica del «tifo contro». Trovate un interista, un romanista o un fiorentino che non sia anti-juventino. Il reticolo delle reciproche antipatie fotografa, in modo fedele, come da sempre la società degli Agnelli sia sempre quella da battere. Non a caso, solo a partire dal 2006, c’è stato un certo effetto-sorriso nei confronti dei bianconeri. Guarda caso, dopo la retrocessione in serie B.
Il 13,2% degli appassionati di calcio tifa per il Napoli, con il picco del 29,1% al Sud (fino a pochi anni fa il dato non superava il 22%). Ma l’effetto-simpatia, dopo il fallimento del 2004 e una serie di stagioni deludenti, è legato indubbiamente alle politiche di marketing del rinato club azzurro e ai risultati della squadra di Mazzarri. Del resto, la passione calcistica si radica su sentimenti di appartenenza duraturi, che sono cristallizzati nel tempo.
Se la passione suscitata dai principali club rispecchia da vicino il palmares, la classifica delle antipatie sembra legarsi a fattori di più breve periodo. I successi – si sa – attirano anche risentimenti, specie se si tratta di vittorie contestate. E il dualismo con la Juventus, più che contro Milan e Inter, torna egemone. Difficile che non sia così: per vincere uno scudetto a sud di Bologna, il campionato ha dovuto aspettare oltre quarant’anni. Merito della Roma di Amadei, tricolore nel 1942. Dopo quell’impresa, la tirannide del nord è stata incrinata solo dalla Fiorentina, due volte (1956 e ’69) e dal Cagliari del ’70. Lo scudetto poi se ne andò dal profondo nord solo nel 1974 (Lazio), nel 1983 (Roma), nell’87 e nel ’90 (Napoli) e ancora due volte consecutive nella capitale (2000 Lazio, 2001 Roma).
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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