All’apertura del procedimento d’appello davanti alla Corte di giustizia federale a sezioni unite (presidente Gerardo Mastrandrea) per il ricorso contro i due punti di penalizzazione inflitti, il Napoli andrà con una nuova strategia che prende sempre più consistenza con il passare dei giorni. E che vira decisamente verso lo scontro con la giustizia sportiva.
Il collegio difensivo del club di De Laurentiis si è arricchito dell’avvocato Virgilio D’Antonio, docente di diritto privato comparato all’Università di Fisciano che affiancherà il 17 gennaio, all’Hotel Nh di Roma, il legale di fiducia del club, Mattia Grassani: secondo alcune indiscrezioni, il Napoli sposterà il centro della vicenda sull’assurda equiparazione del tentato illecito all’illecito consumato. Nel diritto ordinario questo non avviene e la pena varia, e non poco, a seconda se poi il reato viene perpetrato.
Sarà uno dei punti chiave della difesa del club: non più, solo, «Napoli parte lesa» per il comportamento scorretto, sleale, di un suo tesserato (per di più da tempo ai margini dello spogliatoio e mai impiegato nel corso della stagione) ma Napoli che non può essere assolutamente punito per qualcosa che non è mai successo. Per una combine «pensata», e mai neppure preparata a tavolino. Niente di più aleatorio.
Lo staff legale del Napoli deve riuscire a fare qualcosa che fino ad adesso non è riuscito a nessun altro club, nel corso dei vari filoni del calcio scommesse: rompere l’altra equazione, ovvero che l’illecito del giocatore porti con naturalezza alla penalizzazione del club di appartenenza. Dovesse riuscire il colpo, la sentenza del Napoli sarebbe destinata a fare giurisprudenza. La logica, si sa, dà ragione al club azzurro, le consuetudini della giustizia sportiva no: ma come si fa a punire una società per responsabilità oggettiva per una disponibilità generica data da un proprio tesserato a combinare una gara? Gara che poi si è regolarmente svolta?
La decisione della Corte di giustizia federale si dovrebbe conoscere già nel corso della giornata del 17 gennaio. Il Napoli, rifiutato il patteggiamento, si è ritrovato con una sentenza della Disciplinare che portava da -1 a -2 la richiesta del superprocuratore Palazzi.
Il Napoli e i suoi avvocati in aula chiederanno il proscioglimento dalle accuse che gli sono state mosse da Palazzi. La difesa punterà, ovvio, anche sulle contraddizioni che sarebbero emerse dalle dichiarazioni di Matteo Gianello in occasione di Sampdoria-Napoli. Nel frattempo il legale dell’ex terzo portiere, Eduardo Chiacchio proverà a sminuire il comportamento del suo assistito: non un tentato illecito, ma semplice atto di slealtà sportiva. Sul filo anche Paolo Cannavaro e Grava che, difesi dagli avvocati Malagnini e Delle Donne, continueranno a negare l’offerta di Gianello. Quel giorno potrebbe comparire in aula lo stesso presidente De Laurentiis. Una decisione in tal senso il patron la prenderà solo all’ultimo istante.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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