No a Pechino, l’ultimo tentativo di De Laurentiis

Sarà fatto oggi un ulteriore, quanto disperato, tentativo. A De Laurentiis, la trasferta in Cina proprio non va giù. Per una serie di ragioni che vanno dalla lentezza con cui i cinesi hanno organizzato il tutto, allo stress a cui verrà sottoposta la squadra, alla totale disapprovazione dei tifosi del Napoli che hanno manifestato il loro disappunto con scritte sulle mura della città ed una riunione notturna davanti alla curva, oggetto peraltro di una relazione della Digos.  Dipendesse da De Laurentiis, la Supercoppa italiana si potrebbe disputare tranquillamente in Italia, magari con gare di andata e ritorno (il 2 ed il 4 agosto), e non, invece, volare fino a Pechino con cinque giorni di anticipo con tutti i riflessi che comporta il cambio di fuso orario, un viaggio da un aeroporto all’altro, e condizioni climatiche proibitive nel bel mezzo della preparazione precampionato. Il patron della Filmauro aveva espresso le proprie perplessità anche anche a tempo debito ma in Lega gli risposero che l’organizzazione sarebbe stata impeccabile, che il gioco valeva la candela, e che il ritorno in termini d’immagine ed economico sarebbe stato garantito. Ma per ora così non è stato e forse non sarà. Solo per ottenere i visti all’Ambasciata c’è voluto del tempo e pazienza. E per allestire un triangolare a Shanghai per il 7 agosto è stato complicatissimo. Lentezza nelle decisioni, tanti passaggi burocratici che hanno infastidito non poco il presidente del Napoli. Così De Laurentiis ha provato a far spostare la sede della Supercoppa coinvolgendo sia la Juventus che la Lega nel suo disegno. Ma è stato arduo convincere entrambi. Difficile, come difficili sono stati tutti i tentativi di De Laurentiis di portare innovazioni nell’ambiente-calcio. Anche se alla fine ha avuto spesso ragione lui, come nel caso del secondo sponsor sulla maglia o nella negoziazione dei diritti televisivi, o altro ancora (ora si sta battendo per la panchina lunga).