Aaa cercasi di nuovo (ancora) se stesso, la prova provata d’una maturità (internazionale) annunciata a gran voce con il Borussia Dortmund e confermata di slancio al Velodrome: aaa cercasi sempre il Napoli, la squadra (ri)nata per stupire attraverso il metodo-Benitez e capace di «sculacciare» i vice campioni d’Europa, di andare poi a vincere a Marsiglia, di starsene in cima alla propria Europa e di trasformare il «girone della morte» in un roulette russa, con nel fodero il colpo da conservare per l’ultima giornata al san Paolo. Si gioca e la sorte va indirizzata al san Paolo, conservandone il ruolo di talismano e/o anche di bunker come sussurrato dalle statistiche che tra Champions e Coppa Campioni non registrano sconfitte (una vittoria con l’Ujpest Dozsa e poi un pareggio con il Real Madrid e con lo Spartak Mosca, nell’altro secolo; quattro successi e l’1-1 con il Bayern Monaco per i «contemporanei») trasformandolo – ora che serve – persino in caveau da far brillare d’euro e d’una passione sconfinata.
I NUMERI – La Storia è da riscrivere, comunque da aggiornare, e Napoli-Olympique ha un senso, eccome se ce l’ha, ma va vissuta ignorando Borussia Dortmund-Arsenal, evitando di far calcoli da bar Sport, procedendo a testa alta ed incuranti di ciò che accadrà altrove: perché il destino, e vale pure per le altre capolista, è nelle proprie mani ed è in quello stadio che ha un peso specifico assoluto, in quell’incantevole giardino nel quale Higuain ha (ri)trovato la propria dimensione e l’ha spifferata in giro: «Segnare qua, dove Diego è un mito, ha un sapore particolare» . The Champions adesso è una musica suggestiva, brividi che corrono lungo le schiene: ma i numero che non mentono dicono anche altro e allungano la striscia positiva a quei favolosi anni ’80, «macchiati» però da un cammino troppo breve – fuori al primo turno la prima volta; eliminati al secondo turno nel ’90. E c’era Maradona, c’era la magia d’un campione senza tempo: le stagioni dei due scudetti, delle coppe Italia e della coppa Uefa, della Supercoppa. Ma la Champions d’allora no: stregata. Aaa: serve il Napoli del Terzo Millennio. O anche, semplicemente, quello del Velodrome, la serata della grande svolta, quello con Mertens, Inler e Maggio.
Fonte: Corriere dello Sport.
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