«Il meglio deve ancora venire». Non è Chicago, ma Fiumicino e il rieletto presidente dell’Associazione italiana arbitri, Marcello Nicchi, fa sua la frase di Barack Obama per ringraziare l’assemblea che gli ha conferito il mandato per altri quattro anni. Battuto dunque lo sfidante Robert Anthony Boggi (208 preferenze contro le 119 ottenute dall’ex fischietto internazionale di Salerno, attuale osservatore della Can A) e le polemiche che hanno accompagnato una campagna elettorale infuocata: sarà anche per questo che Nicchi ha aspettato il responso chiuso in camera, mentre il salone dell’hotel era gremito in attesa del vincitore e solo dopo ha fatto il suo ingresso.
«Ci aspettano quattro anni intensi, è il momento di riprendere l’autostrada che ci porta lontano. Non ci sono caselli intermedi. Sono orgoglioso di rappresentare tutta l’associazione e tutti coloro che vogliono bene all’Aia. Fuori da Calciopoli, fuori da Scomessopoli, fuori da troiai: questa è l’associazione arbitri», rivendica con orgoglio Nicchi.
Dichiarazioni che sanno di sfogo dopo i toni aspri con l’avversario Boggi che l’aveva accusato anche di metodi poco democratici. Non per la Procura Figc che venerdì, alla vigilia del voto, ha archiviato la relativa inchiesta. Ma la coda al veleno non è mancata e lo si era avvertito nell’intervento di Boggi ancora alla ricerca dei voti degli indecisi. Altro che Obama, Nicchi per l’avversario elettorale e la sua squadra è un sovrano assoluto. «Siamo qui per una nuova Aia, profondamente rispettosa di tutte le anime. Sono qui perchè in tantissimi mi hanno chiesto di esserci e di dare una svolta. Nicchi è come Luigi XIV, l’Aia è una monarchia assoluta. Liberiamola», l’orazione prevoto di Boggi. «Mai più colpi bassi, l’associazione sarà rispettosa di chi la pensa diversamente – aveva assicurato -. Il presidente non deve essere sua maestà».
La mission è fallita, anche se di seguaci ne ha raccolti molti: tra i 332 votanti (erano 340 gli aventi diritto), in 119 gli hanno accordato la propria fiducia (5 le schede bianche). Ma il voto premia la continuità. «Lavorerò con tutta la forza per tenere lontane dall’Aia le persone che cercano di togliere equilibrio all’associazione – promette il rieletto Nicchi -. Il mio ufficio a Roma è sempre aperto, il mio cellulare è sempre acceso». Il rieletto presidente dovrà però convivere con quel 37% che non l’ha votato. La Figc spera ci riesca: il direttore generale, Antonello Valentini, aveva auspicato il fair play visto nella campagna elettorale statunitense; il presidente Abete li ha invitati a lavorare insieme. Boggi si è comunque complimentato con il vincitore.
«È stato un confronto serrato – ha sottolineato il presidente della Federcalcio, Abete -, alcune volte aspro nei toni, ma all’interno di un’associazione che è abituata al confronto e che rappresenta un mondo fondamentale per il calcio. Ho espresso il forte auspicio che ci sia una capacità di recuperare una dimensione di progetto unitario». Sulla decisione della Procura: «Ha ascoltato in tempo record tutti i soggetti interessati dagli esposti e poi ha ritenuto di chiudere questo tipo di verifica in modo tale da dare all’assemblea l’opportunità di operare con delle certezze».
«Non ci saranno strascichi – ha assicurato Nicchi -, anzi tutto il sistema calcio dovrebbe prendere esempio dall’Aia. Il problema semmai è in qualche Lega dove si scelgono presidenti solo per acclamanzione». Poi il rilancio: «Nel 2016, quando mi ricandiderò, spero che chiunque possa fare il presidente: sarebbe un momento di grande crescita». Il presente però è per i suoi arbitri: «Ora tutti si rimettano in ordine, mi riferisco a leghe, tv e giornali, io gli arbitri non li abbandono. Sbaglieremo ancora, speriamo poco, ma questa associazione degli arbitri è la più grande del mondo».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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