Elezioni al veleno. Domani, all’Hilton di Fiumicino, l’assemblea generale dell’Associazione italiana arbitri eleggerà il presidente per il quadriennio 2012-2016. In lizza Marcello Nicchi (che il 5 marzo 2009 prevalse con uno scarto di soli 8 voti su Matteo Apricena) e lo sfidante Robert Anthony Boggi. Al voto si arriva un mese dopo l’ufficializzazione della candidatura da parte dell’ex arbitro internazionale di Salerno, accompagnata dalle accuse a Nicchi di imporre metodi poco democratici nei procedimenti elettorali. Nella fattispecie a Nicchi veniva imputato di aver intimidito tre dirigenti per convincerli ad appoggiare la sua conferma al vertice. Accuse che hanno portato all’apertura di un fascicolo da parte della Procura della Figc. Mentre Nicchi aveva reagito duramente: «Boggi? Io non devo rispondere a nessuno. La risposta la daranno gli elettori e i presidenti nelle urne».
Una posizione, quella di Nicchi, tenuta ferma fino all’ultimo giorno. «Non ho nulla da dire, sono già proiettato sull’assemblea», ha glissato ieri il presidente uscente, rimandando future dichiarazioni al dopo voto. Nicchi avrà accanto a sé il salernitano Narciso Pisacreta come vice-presidente; nel listino Perinello al Nord, Carbonari al Centro e Gialluisi al Sud mentre i tre candidati nella lista collegata sono Zaroli al Nord, Iori al Centro e D’Anna al Sud.
Ben altra visibilità mediatica per Boggi, che nell’ultimo mese oltre al tour elettorale ha aperto un sito internet con Matteo Apricena, al suo fianco come vicepresidente. Proprio Apricena che nel 2009 venne sconfitto da Nicchi e domani vorrebbe prendersi una rivincita, che sarebbe anche un po’ curiosa perché a sua volta batterebbe Pisacreta, salernitano come Boggi. La squadra dell’ex arbitro internazionale prevede nel listino al Nord De Marchi, al Centro Capraro e al Sud Corbo. Mentre nella lista collegata corrono Sorrentino al Nord, Monti al Centro e Racanelli al Sud. Significativa la presenza di Monti, perché per la prima volta c’è un candidato proveniente dal calcio a 5.
«Sono tranquillissimo – spiega Boggi – ci davano addirittura per non partecipanti alle elezioni, non solo abbiamo recuperato le 60 firme utili per la candidatura ma tante altre le abbiamo rimandate indietro. Questa non è la mia sfida a Nicchi, è la nostra voglia di fare dell’Aia un’associazione democratica. C’è bisogno di una massiccia dose di partecipazione e di collaborazione da parte di tutti. Quanto non è avvenuto in questi anni in cui, pur essendoci stato un successo con scarto minimo, non è stato dato spazio a quasi metà dell’Associazione». E a proposito di libertà, Boggi suggerisce quella di espressione per gli arbitri: «Se potessero parlare, sarebbe meglio. Magari non subito dopo la partita, ma il martedì potrebbero spiegare le loro decisioni».
La sfida è aperta, possibile che anche questa volta sarà una manciata di voti a decidere l’elezione del presidente dell’Aia.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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