La verità è un buco nero nel quale ci si perde: visto da destra, rivisto da sinistra, letto dall’alto (delle istituzioni) e poi rielaborato attraverso ciò ch’è stato deciso dal giudice sportivo, c’è qualcosa (qualcosa?) che non va, ci sono una valanga di interpretazioni diverse e tesi palesemente discordanti ed autorevoli dichiarazioni che stridono. Ci sono, per ora, due giornate a porte chiuse per lo stadio San Paolo e sessantamila euro di multa al Napoli (e una con la condizionale alla Fiesole della Fiorentina per i cori anti Vesuvio) e però chilometri di inchiostro che testimoniano differenze sostanziali (abissali) tra ciò che ritiene sia accaduto Gianpaolo Tosel e quanto invece sostengono un Ministro e un Questore.
Rieleggere. I fatti separati dalle opinioni sono nel blog d’una cinque giorni in cui si può riassumere ch’è accaduto di tutto ma anche l’esatto contrario e che in quell’inferno dell’Olimpico, in un sabato raccapricciante, si sia concentrato una massa di contraddizioni in termini nella quale è complesso (pardon, impossibile) districarsi. Racconta Gianpaolo Tosel: «I collaboratori della Procura federale, nella rituale relazione concernente la gara in oggetto, hanno evidenziato verso le 20.45 che alcuni steward avevano riferito che intendevano invadere il campo qualora il capitano della loro squadra non si fosse recato sotto la curva per parlare con i capi degli ultras. Dopo i colloqui intercorsi tra il dottor Failla – responsabile Ordine Pubblico – e i dirigenti del Napoli, il capitano veniva scortato sotto la Curva Nord, ove rassicurava i tifosi, comunicando loro che l’incidente occorso ai tifosi rimasti feriti circa tre ore prima della gara non aveva alcun collegamento con ragioni di tifoserie e/o di Polizia». In sintesi: due giornate di squalifica al campo e sessantamila euro di multa, perché «la minaccia è grave e credibile, di cui vennero evitate le conseguenze per la sicurezza attuando il dialogo richiesto dagli ultras». Alla Procura di Roma tutto ciò serve per aprire un’inchiesta, perché qua nessuno ha ben intutito cosa sia (seriamente) successo.
Tesi antitetiche. Quella è storia di ieri pomeriggio, racchiusa nei passaggi salienti del comunicato ufficiale della Lega; ma domenica, quando l’eco degli spari di De Santis ancora s’avverte e Ciro Esposito sta lottando tra la vita e la morte, il Ministro dell’Interno Angelino Alfano ha sottolineato: «Non c’è stata alcuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta né in cielo, né in terra. Siamo e saremo in grado di garantire l’ordine pubblico». E c’è dell’altro: c’è una conferenza stampa del Questore di Roma, Massimo Maria Mazza, che fa chiarezza, secondo il proprio angolo d’osservazione: «Non abbiamo mai pensato di annullare la partita. I 45 minuti di ritardo sono stati necessari per consentire ai calciatori del Napoli di riscaldarsi; ma né Federazione, né forze dell’ordine, né club hanno pensato di non giocare».
Dov’è l’equivoco? Ci sarebbe anche dell’altro: ad esempio, le annotazioni di Armando Forgione, direttore dell’ufficio dell’ordine pubblico: « Non abbiamo trattato con i tifosi, abbiamo solo permesso loro di avere notizie affidabili. Dovevamo dire, a qualcuno che risultasse credibile per i sostenitori del Napoli e per la curva, quello che era realmente accaduto». Qualcuno: cioé Marek Hamsik, che viene tirato per la cresta, perché il capitano va sotto la Nord. Il Napoli s’è rifugiato (ieri) in un moderato: «Valuteremo ogni forma di tutela». Ma da Castel Volturno è filtrata una tesi ch’è in contrapposizione con quanto sostenuto sulla scelta di trascinare il proprio capitano sotto la Nord. Per gli organi preposti, sarebbe stata una decisione del club, che invece sostiene di essere stato spinto a far vestire il proprio centrocampista del ruolo di ambasciatore dagli uomini della Digos.
Contrasti. Per capire, insomma, quale sia la versione giusta, chi abbia deciso e per conto di chi: per entrare, ammesso sia possibile (e dovrebbe esserlo) tra le pieghe d’una realtà che non è ancora chiarissima, perché stavolta ci sono di fronte le teorie delle Istituzioni e le deduzioni del Giudice Sportivo. Intanto, due giornate di squalifica allo stadio San Paolo e sessantamila euro di multa al Napoli. Per trovarsi fuori da quel buco nero, qualcuno spieghi bene dove sia la verità, se ce n’è una.
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro