La particolarità di Gonzalo Higuain è che è assolutamente un ragazzo-calciatore normale. Non è biondo come Jeppson, non ha le gambe da cow-boy come Vinicio, non ha il fisico apollineo come Sallustro, non ha il fascino dell’olandese volante Rudi Krol. Da single più famoso del pianeta del pallone, dove fioriscono i latin-lover, gli oggetti del desiderio e i collezionisti di figurine femminili, si sottrae alle perfidie del gossip. Esce dal barbiere senza capelli-fantasia. Non ha il toupet di Balzaretti, il codino di Baggio, le creste di Hamsik e Balotelli. E forse non ha neanche un tatuaggio sulla pelle.
Ha capelli così normali e un viso così normale che, se lo incontri in tram, neanche pensi che sia un calciatore e non ti metti a parlare con lui di pallone, ma forse di Angela Merkel e dell’euro. Buca i portieri, ma non buca il video. Da argentino nato a Brest, in Francia, città con un’ampia baia sull’Atlantico ma con abitanti anonimi, dove papà Jorge, El Pipa, più basso di quattro centimetri del figlio, si batteva da terzino nella squadra del posto, da quegli abitanti Gonzalo ha preso la splendida anonimità che aiuta nella vita perché passare inosservati al bar o dal giornalaio ti fa vivere meglio senza essere assillato dai cacciatori di autografi e dalle spiegazioni pretese dai fan sull’ultimo gol sbagliato (due contro lo Swansea, accidenti a lui, che poi risolve e ci scrolla di dosso la paura di giovedì sera). Gonzalo Higuain è questo carissimo ragazzo, ma è anche uno dei pochi grandi attaccanti in circolazione con tutte le virtù degli attaccanti di razza, ambidestro, forte di testa, forte nella corsa e nei contrasti. Diego, che è il massimo sapiente del pallone, oltre che signore e dio nostro, ha detto che Higuain è un incrocio fra Crespo e Batistuta. Direi che è un centravanti fra antico e moderno, concreto e affidabile.In casa, la vera artista è “mama” Nancy Zacarias, pittrice e apprezzata preparatrice di torte al formaggio, la ghiottoneria di Gonzalo. Il quale Gonzalo, poi, non gioca al golf, come i pallonari più snob, né guida auto veloci, come i pallonari più esagerati, e non va neanche al night, ma ama giocare a ping-pong, uno sport domestico, semplice, tranquillo. Gonzalo Higuain è un perfetto sagittario (10 dicembre 1987, avevamo vinto il primo scudetto), cioè un ragazzo sereno, allegro, schietto, ottimista e, come tutti i sagittari, non ha bisogno di sfoggiare particolari tecniche di seduzione perché la sua semplicità è la seduzione massima. Colore più indicato dei sagittari è l’azzurro che Gonzalo ha trovato a Napoli, il colore del suo destino. Al Real gli preferivano Benzema, francese di origini algerine, di pari altezza e valore di Gonzalo che così giocava di meno, ma segnava puntualmente (121 gol con la camiseta blanca, 27 in una sola stagione, tre anni fa). E col Napoli, di cui è diventato presto il formidabile trascinatore, ha già segnato in casa e fuori, campionato, Coppa Italia, in Champions e in Europa League. Gonzalo Higuain, Speedy Gonzalo per la velocità con cui ci ha preso il cuore, e solo uno scoglio caprese può fermarne lo slancio, mai uno stopper, ragazzo di una disarmante semplicità, l’anonimo del gol, se mai dovesse bussare alla porta e dire: «Sono Gonzalo Higuain» ci verrebbe da dire: «Un testimone di Geova?» tanto il suo viso è il viso normale di un ragazzo normale, non quello di una star sfacciata come si usa in questa nostra epoca del mostrarsi, apparire e meravigliare.
Fonte: Corriere dello Sport
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