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Nervosismo, errori, paura: Presidente, serve una svolta

La sconfitta contro il Bologna mostra difficoltà gestionali, psicologiche, tattiche e tecniche

Coprire la realtà non serve a nulla. Non è la semplice sconfitta interna contro il Bologna che rende la situazione del Napoli molto problematica, ma le tante difficoltà tattiche, gestionali, psicologiche ed atletiche che essa ha manifestato.

NERVOSISMO E PAURA PER UN BRUTTO PRIMO TEMPO- Nel primo tempo contro la compagine di Pioli si è visto il peggior Napoli di questo campionato. A prescindere dalle smentite di facciata, la squadra è apparsa impaurita, nervosa, incapace di costruire una manovra limpida ed incisiva; l’ansia per la squalifica di Cannavaro, le tensioni per i rinnovi e le voci di mercato hanno influito molto sull’approccio degli azzurri. Paolo Cannavaro in questa squadra è molto più di un difensore centrale, è il fulcro del reparto arretrato ed uno dei leader di questo gruppo. Il capitano azzurro è in procinto di subire una squalifica per omessa denuncia (ricordiamo che ha rifiutato di commettere un illecito, ndr); naturalmente l’idea che fosse la sua ultima partita prima di una lunga assenza gli ha tolto concentrazione ed equilibrio. Sul primo gol ha condiviso con Gamberini un errore di valutazione sul cross di Cherubin, depositato in rete da Gabbiadini completamente libero per il ritardo di Britos, sul terzo ha perso la marcatura di Portanova a difesa schierata sull’ennesimo calcio piazzato letale. Le ansie al 10’ si sono naturalmente moltiplicate, il Napoli ha cominciato a fare la partita senza costruire manovre incisive. Tranne qualche approccio su due calci d’angolo, l’unica occasione realmente pericolosa è stata la conclusione di Hamsik respinta di piede da Agliardi, mentre il Bologna aveva realizzato anche la seconda rete con Gilardino ingiustamente annullata dall’assistente De Luca.

LE TENSIONI DEI “TITOLARISSIMI” IN SCADENZA- Non è l’unica tensione che Mazzarri ha dovuto gestire nell’approccio a questa gara molto delicata, ci sono, infatti, anche le vicende di Campagnaro ed Aronica. Se componenti storici del reparto arretrato affrontano la stagione in scadenza di contratto, può succedere che siano attratti a Dicembre dalle sirene di altri club. Aronica dovrebbe andare al Palermo anche in caso di squalifica di Cannavaro; si tratta di una scelta di vita in cui il club può fare ben poco. Campagnaro, invece, è l’unico difensore col passo rapido, bravo nell’anticipo e nel ribaltare le situazioni dalla fase difensiva a quella prospettiva, in organico; è passato nell’arco di un mese da indiscusso titolarissimo (contro il Milan giocò con l’influenza e di ritorno dalla trasferta della Nazionale in Arabia Saudita) al ruolo di comprimario. Le discussioni sul rinnovo sono in corso da Giugno, il Napoli non si è mosso dalla proposta del contratto annuale e il risultato è che l’argentino è attratto dalle sirene di altri club. Tutte queste vicende, compresa quella di De Sanctis vicino al rinnovo, hanno un “fil rouge”: il conservatorismo estivo, che ha limitato il mercato, e costruito una rosa con l’età media di 28,8 anni, una delle più vecchie della Serie A. Solo la Lazio presenta la stessa statistica ed il Chievo supera la compagine partenopea per vecchiaia con 29,3 anni. Come si fa a parlare di processo di crescita con un allenatore in scadenza, con i più giovani, tranne Insigne, relegati costantemente in panchina? Questa contraddizione rispecchia un profondo disagio societario.

Il calcio è molto differente dal cinema, un mondo precario e dove bisogna pensare più a trarre il massimo profitto immediato, viste le grandi difficoltà nel poter programmare a causa soprattutto della limitatezza del mercato italiano. Nell’epoca della crisi, nel mondo del pallone c’è assolutamente bisogno di progettualità; vince chi capisce prima i cambiamenti e struttura progetti coerenti ed organizzati. Con un presidente senza la cultura del management calcistico, servono dirigenti autorevoli capaci di fare da mediazione tra la proprietà e un allenatore come Mazzarri che a Napoli non si è mai limitato agli aspetti del campo, ma ha sempre avuto un certo peso sul mercato. Una figura in grado di poter dare il suo contributo in questo campo poteva essere Marco Fassone se avesse avuto da parte della proprietà un’indicazione più specifica riguardo al suo ruolo. Il direttore sportivo Bigon, con solo qualche anno d’esperienza da team manager della Reggina, non ha certamente lo spessore per indirizzare De Laurentiis.

Il risultato è che il ds si allinea sulle posizioni del patron, che ritiene i rinnovi un problema non fondamentale tanto da essere continuamente rinviati. Il giocatore più importante dell’organico, Cavani, ha annunciato il suo prolungamento contrattuale soltanto il 31 Agosto, nell’ultimo giorno di mercato. I summit decisivi si sono tenuti il 23 Agosto (a due giorni dall’inizio del campionato, ndr), lo stesso giorno in cui è stato dato il via libera alla cessione di Gargano e la società ha compiuto la scelta scellerata di non acquistare un mediano ma El Kaddouri nel ruolo di vice-Hamsik. Potrebbe dare un contributo agli aspetti gestionali un team manager come Santoro, che nella gestione del settore giovanile ha dimostrato di saper programmare; lo ricordano i risultati della Primavera di quest’anno ed, invece, Santoro è relegato alle questioni di campo.

LA SCONFITTA TATTICA- Nell’analisi di una partita di calcio si mescolano tre aspetti: quello psicologico, quello tattico e quello tecnico. La sconfitta di ieri riguarda i primi due ambiti con situazioni che hanno impedito al Napoli di mettere in campo la propria superiorità tecnica. L’analisi tattica è visibile soprattutto nella ripresa. Quando il Napoli passa al 4-3-3, annienta il Bologna ed in ventiquattro minuti ribalta il risultato. Bastano poi gli infortuni di Gamberini ed Insigne per mandare in confusione Mazzarri: entrano Campagnaro e Dzemaili quando, considerando le posizioni in campo, sarebbe stato più giusto inserire Fernandez e Vargas. Il risultato è che il Napoli abbassa il baricentro, il Bologna prende campo e soprattutto sulla fascia destra Garics è libero da compiti difensivi. Sarà proprio l’ex azzurro a compiere indisturbato il cross per l’eurogol di Konè. L’altra sostituzione non condivisibile è l’inserimento di Campagnaro al posto dell’infortunato Gamberini, quando Fernandez da centrale nella difesa a quattro da molte più garanzie dell’ex doriano. A Mazzarri va il compito di riflettere su certe convinzioni che sembrano indiscusse ed isolare il gruppo dalle tensioni.

A GENNAIO SERVE LA SVOLTA- Mentre la società, l’allenatore ed una larga parte della critica si convincevano di combattere per lo scudetto con la Juventus, su questa testata abbiamo sempre sostenuto che quest’organico avrebbe potuto con difficoltà lottare per la qualificazione in Champions League. Dopo la vittoria contro il Parma, scrivevamo che era un organico carente che aveva bisogno di rinforzi a Gennaio. Con la squalifica in arrivo per Cannavaro ed il disastro difensivo sui rinnovi, serve intervenire anche sul reparto arretrato. Con Campagnaro destinato all’addio a Giugno, l’identikit giusto sarebbe un difensore veloce, di passo rapido, magari capace di giocare in entrambi i lati della difesa a tre, con Gamberini e Fernandez a lottare per il ruolo di centrale. La svolta si chiama programmazione ed equilibrio virtuoso tra le varie componenti della società, e bisogna intraprendere questa strada già a gennaio.

Ciro Troise

 

 

 

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