Tutto il Chelsea, minuto per minuto: alle tre del pomeriggio, il fischio d’inizio che dà il via alla ripetizione, arriva in contemporanea con quello di San Siro e di Marassi, e ciò che resta d’un giorno eventualmente dedicato alla visione in diretta dei fatti altrui, è semplicemente lo spiffero del nulla più assoluto. Ladies and gentlmen, fate il vostro gioco, liberamente, senza avere 007 sistemati dietro al buco della serratura o a smanettare sul telecomando: l’ora X si sta avvicinando a grandi passi e a Castelvolturno non c’è possibilità per divagare, per sintonizzarsi sui pensieri altrui, per dedicarsi alla faccende d’un campionato che stavolta è scivolato via nell’anfratto dei propri pensieri.
SCHEMI – I fratini giacciono sul bordo campo, in attesa di scoprire quali siano i legittimi possessori; e quando alle quindici l’operazione Chelsea entra nel vivo, con la prima seduta completa, è pleonastico soffermarsi sullla formazione (annunciata) d’un mercoledì che vale la storia. Si gioca ( simulando ) la partita perfetta, curando i dettagli difensivi, andando a rileggere gli errori del match con il Cagliari, ripulendo le scorie sui cross che sono valsi tre gol a Larrivey e qualche mal di pancia a Mazzarri: due ore (circa) tra corsa, allunghi e poi le annotazioni da cominciare a mandare a memoria, quei codici suggeriti sistematicamente e aggiornati di volta in volta, una serie di input da ripetere in giornata e poi da custodire gelosamente sino a Stamford Bridge, nella rifinitura della sera prima dell’esame, l’ultima rinfrescata.
THE BODYGUARD – Squadra che (con)vince non si tocca e il calcio ai tempi della Champions sa di una formazione-filastrocca come nei melanconici anni 70: De Sanctis, intoccabile, ne ha giocate sei su sei, e davanti a sé, in quella linea difensiva divenuta autorevole pure in Europa (sei reti subite, tre tutte d’un colpo all’Allianz Arena; le due sfide con il Villarreal da imbattuta), il terzetto dei corazzieri ha sempre avuto i connotati di Campagnaro, Cannavaro, Aronica (tranne a Monaco di Baviera, con il capitano squalificato e Fernandez inedito doppiettista).
UN DUBBIO – Davanti, of course, non c’è posto; e alle spalle dei tre tenori, di quell’Hamsik-Lavezzi-Cavani da mille e una notte, galleggia l’unico dubbio d’una vigilia infinita: Maggio a destra, Gargano e Inler nel mezzo a cantare e a portar la croce e, a sinistra, lievissimo ballottaggio tra Zuniga e Dossena, con il colombiano in chiaro vantaggio, forte dei precedenti (cinque gare giocate, una a destra; una saltata per squalifica), della sua vocazione maggiormente difensiva. Il sogno va protetto…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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