Il mal di gol è un virus (implacabile) che s’è sparso di soggetto in soggetto e tra le pieghe d’una stagione comunque spumeggiate, un concerto a tre (e pure a quattro) voci ripetuto ciclicamente, ad un certo punto è calato il silenzio.
Edinson Cavani ha segnato diciannove reti in campionato (cinque in Champions, quattro in Coppa Italia), la rappresentazione sontuosa di una tendenza (quasi) invariata: e però, paradosso della stagione, non appena s’è trasformato da eroe dell’aera di rigore in umanissimo interprete, il Napoli ne ha avvertito gli effetti. Una rete all’Atalanta (di Lavezzi), una rete alla Lazio (di Pandev ma su assist spaziale del Pocho), il black-out di Torino: la notizia, ora, è rappresentata dalla normalità di un attaccante che ha abituato i suoi fans a prestazioni straordinarie.
Trentatré reti complessive nell’anno passato, il suo primo da goleador partenopeo; ventotto stavolta: che, analizzando al netto dell’ultimo momento-no, rappresentano comunque un evento: ma Cavani s’è fermato contro il Catania, tap in dopo aver colpito il palo, e ciò costituisce la controindicazione più evidente, una (con)causa sul periodo controverso d’un Napoli che una volta segnava con chiunque (tredici uomini diversi mandati in gol) e che improvvisamente s’è impaludato. Hamsik sta conoscendo la sua stagione meno prolifica e a sei giornate dalla fine è fermo, dal 9 marzo, a quota sette: nel 2012, gli è riuscito di segnare soltanto due volte in campionato (la prima a Palermo): pure lui aveva abituato benissimo, pure lui deve convivere con le difficoltà.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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