Certo che l’Olimpico mette proprio i brividi, con quei pali dritti che salgono altissimi fino al cielo. E poi altre righe bianche che s’incrociano sul prato verde, la pista d’atletica tutta coperta di erba sintetica. E ancora, vuoi mettere? Il terzo tempo allo Stadio dei Marmi. Sono bastate poche ore per passare da Roma-Fiorentina di Coppa Italia al nuovo Tempio della palla ovale. E’ la scommessa del rugby azzurro e della Capitale, che nei prossimi mesi ospiterà due incontri del Sei Nazioni, il torneo più antico e suggestivo del mondo.
“UNA SCOMMESSA GIA’ VINTA” – Lo stadio Flaminio è chiuso per lavori, e allora Sergio Parisse e compagni affronteranno qui l’Inghilterra (11 febbraio) e la Scozia (17 marzo), sempre di sabato pomeriggio. Per l’appuntamento con i Bianchi della Rosa sono già stati venduti 52.000 biglietti. Gli organizzatori parlano con largo anticipo di “scommessa vinta”, puntano all’esaurito e comunque a non scendere sotto la media di 60.000. Un risultato che farebbe da trampolino di lancio per l’anno venturo – quando arriveranno Francia, Galles, Irlanda – e consacrerebbe l’Olimpico nel paradiso ovale. Come Twickenham o il Millenium Stadium.
IL TERZO TEMPO ALLO STADIO DEI MARMI – “Ma dobbiamo portare qui i romani”, dice Giancarlo Dondi, presidente
Fir, consapevole che le cinquantamila prevendite sono soprattutto inglesi e di appassionati del resto della penisola. Per attirare altri tifosi sarà allestito un villaggio sportivo allo Stadio dei Marmi e bisognerà vincere l’eterna diffidenza dei calciofili, forse più preoccupati delle condizioni del terreno (il giorno dopo entrambi gli incontri tornerà la serie A) che attratti dall’eccezionalità dell’evento sportivo. “Dopo queste due partite sapremo se questa sarà la nuova casa italiana del Sei Nazioni”.
“ALL’OLIMPICO ATTERRA IL GRANDE RUGBY” – E’ lo slogan della campagna pubblicitaria: con un manifesto che mostra un gigantesco pallone ovale che piomba sul prato verde dello stadio, facendone saltare le zolle. I tifosi di Roma e Lazio fanno gli scongiuri. “Ma l’erba è stata trattata da questa estate e resa più resistente. I segni lasciati dai rugbisti sono meno profondi di quanto si creda. E siamo attrezzati per rimettere le cose a posto in meno di 24 ore”, tagliano corto gli organizzatori. Che l’altra notte – dopo Roma-Fiorentina – hanno fatto una prova generale, perfettamente riuscita, con trecento operai al lavoro. Per smontare le porte da calci e piantare i pali da 18 metri, cancellare linee e tracciarne altre, aggiungere erba sintetica in modo da coprire di verde tutta la pista per dare l’impressione agli spettatori di essere ancora più vicini ai loro eroi.
ADDIO AL FLAMINIO? – Nel corso della presentazione degli incontri, il presidenti Dondi ha preso atto dell’irreversibile declino del Flaminio. Che ufficialmente è chiuso per lavori di ampliamento, “ma che oggi è un cantiere abbandonato. Non so di chi siano le colpe, chiedete al Comune di Roma. Non voglio fare polemiche. Noi avevano creduto e investito nella struttura, volevano farne la nostra casa per sempre. Però dopo 12 anni emigriamo all’Olimpico. Nella speranza di restarci”.
E DAL 2013 AL SAN PAOLO – Gli ottantamila al Meazza di Milano per gli All Blacks, due anni fa. L’esaurito all’Olimpico per il Sei Nazioni. Il rugby è uno sport di moda, attira spettatori. E candidature. “Anche a Napoli hanno chiesto di ospitare gli incontri della nazionale”, giura Dondi. “Vorrebbero portare gli All Blacks al San Paolo. Perché no?, gli ho risposto”. Ma non subito. Per i campioni del mondo è ancora presto. “Cominceremo con qualcosa di importantenel 2013”. Gli Springbocks sudafricani o i Pumas dell’Argentina, all’ombra del Vesuvio.
Fonte: Repubblica
La Redazione
C.T.
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