«Calma, calma. I complimenti fanno piacere, ma giovedì ci aspetta la partita più difficile e noi ancora non abbiamo fatto niente». L’Italia dell’Europeo cattura l’attenzione. Piace e appassiona confermano i dati Rai sulla partita di domenica contro la Spagna: 70% di share e 14 milioni di telespettatori. Ma Cesare Prandelli non si distrae. Sa che l’Europeo è come se dovesse ancora cominciare. «Ho dormito poco. Già penso alla Croazia. Non possiamo arrivare alla seconda gara con gli elogi addosso e trovare molte difficoltà sul campo. Ci vuole più che mai la concentrazione massima». Volta pagina, con realismo. «La nostra è stata una buona partita, ma bastava un niente, un episodio, per dare un giudizio diverso. Si poteva vincere, ma anche perdere. Se avesse segnato Torres, ora sentirei altro. Del resto non abbiamo ancora risolto i nostri problemi».
L’Italia si allena allo stadio Municipale di Cravovia. I titolari si fermano in palestra, ma Di Natale e Giovinco lavorano e si divertono. Prandelli è contrario alla rivoluzione. Sia tattica che nei singoli. «Mi prendo un giorno, però. Io sono contrario a cambiare. Per non perdere continuità e identità. Ma in questo momento non so se sarà possibile: in un torneo così intenso non esistono gerarchie assolute. Devo cercare di capire chi ha finito con meno energie. I miei collaboratori stanno valutando ogni situazione. Scientificamente, elaborando i dati di ognuno». La grande curiosità, in attesa di capire se sarà riproposto il 3-5-2, è in attacco, su chi partirà dall’inizio, a Poznan, tra Balotelli e Di Natale. Prandelli prende tempo. Elogia entrambi, evitando indicazioni. O meglio. Non scarica il primo, ma si fida tanto dell’altro. «Nessuno dei due ha speso molto, si sono divisi la partita. La Croazia è squadra vera: sceglierò quando decideremo come affrontarla». Dedica più spazio a Balotelli. Ripartendo dall’errore nella ripresa, quando ha sprecato un contropiede, senza riuscire né a calciare in porta né a passare a Cassano. «Ho parlato con Mario: mi ha detto che ha cercato Antonio e che non si è accorto del difensore che recuperava. A me è piaciuto l’inizio dell’azione: è lui che è andato a rubare palla per creare quella chance. Poi, però, ha avuto due pensieri: se hai due opzioni, rallenti l’azione». Se lo coccola. «La grande novità per lui è che, per la prima volta, deve dimostrare a tutti quella potenzialità che gli riconoscono. Così sente la responsabilità. Quando uno sa di aver sbagliato, ha subito la voglia di procurarsi un’altra occasione per fare la scelta giusta. Ha 22 anni, percorre una strada per la maturità. Gli chiedo di essere semplice. Non deve pensare di risolvere la partita ogni volta che tocca il pallone. Mi serve profondità. In alcuni momenti lo ha fatto, in altri si preoccupava di trovare la posizione».
Troppo semplice spostarsi su Di Natale: «Ho puntato su giocatori di prospettiva. Ma ho sempre detto che avrei tenuto in considerazione chi avesse avuto un rendimento altissimo, soprattutto in fase realizzativa. Ecco perché è qui Totò, così facile da collocare in campo che non lo devi nemmeno provare. Attacca la profondità come pochi. È uno dei più bravi in Italia. Sul gol poi, anche se il lancio di Pirlo era perfetto, lui è stato bravo a preparare l’azione, ingannando l’avversario».
Prandelli si rende conto che la nazionale di Bilic è meno facile da inquadrare rispetto alla Spagna. «Affrontiamo una squadra completamente diversa, con pericoli anche maggiori per noi. Dai nostri osservatori ho avuto la conferma che è imprevedibile, può cambiare da una partita all’altra. Bisogna arrivare più preparati. Devo ancora scegliere sistema di gioco. Mi va bene che continuiamo a giocare il pallone, senza buttarlo via. Un errore, come contro la Spagna, ci può costare caro. Ma mi è piaciuto l’equilibrio. Bisogna insistere».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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