Un po’ per scelta e un po’ per via della tensione, Cesare Prandelli sorride molto. Anche troppo, talvolta. Cerca di dare un’immagine rassicurante dell’Italia e della delicata situazione, ma quando – senza pudori – ammette che quella di stasera contro l’Irlanda «è la partita più importante della mia carriera» si intuisce quale sia il suo reale stato d’animo. Quello che lo porta, sempre sorridendo, a polemizzare con i cronisti presenti nell’angusto ventre del Municipal Stadium di Poznan. «Bisogna avere rispetto per chi lavora», dice con sguardo severo. «Ogni scelta ha una sua logica: nessuno si alza la mattina e decide che si gioca in questa o quest’altra maniera», spiega. Gli chiedono cosa farà il giorno dopo la fine dell’europeo, replica con ottimismo ostentato «vediamoci alla finale».
Non gli è andato giù che, parlando dell’Italia anti Irlanda, si sia detto e scritto di rivoluzione. «Non avevamo ancora terminato l’allenamento, che già si leggeva di novità nella squadra, di questo dentro e quello fuori… Io non voglio nascondere niente a nessuno ma attraverso le prove in allenamento cerco soltanto di individuare qualche vantaggio nei confronti dell’avversario. Ho dichiarato che se gioco con la difesa a tre, De Rossi sta dietro; in caso diverso, dovremo avere un’altra struttura per supportare gli attaccanti. E non ho mai detto che Di Natale non può fare il titolare», sottolinea. «Si parla di una partita di pallone e vorrei che si stemperasse la tensione. Invece avverto intorno alla nazionale un clima particolare, molto particolare… Non si può esser criticati prima della partita, ad esempio».
Prandelli fa finta di non ricordare che l’Italia ha due punti dopo due partite e che una vittoria contro l’Irlanda potrebbe non bastare per andare avanti. Fa le corna quando un cronista si azzarda a ipotizzare l’eliminazione («Se dovesse andar male, ci si dovrà prendere le responsabilità») e rinvia ogni discorso sul suo futuro personale a fine Europeo. E riparte. «Non sarà importante il modulo, ma il cuore. Cioè la voglia di arrivare, tutti insieme, al traguardo. Di dare e ricevere emozioni. L’Italia deve saper cambiare modulo di partita in partita o addirittura durante la stessa gara. Ciò che mi interessa è averne uno elastico, equilibrato e razionale. La squadra non si è allenata bene, ma benissimo. Continuo a ritenere impossibile che la Spagna non giochi per vincere, quindi tutti i discorsi legati alla partita di Danzica non mi interessano. Nelle nostre teste c’è soltanto un obiettivo: battere l’Irlanda. Non sarà facile: loro hanno un grande orgoglio nazionale, ma noi abbiamo qualità e mezzi per riuscirci. Balotelli? Se sta bene, è a disposizione».
Finalino sul Trap, abbracciato con grande affetto arrivando allo stadio. «Per me era e sarà sempre il mister. Il mister. Quello che nella Juventus aveva un sacco di campioni ma che trattava tutti allo stesso modo, anche un ragazzino di venti anni come il sottoscritto. È sempre un’emozione incontrarlo. Stavolta mi ha detto: Cesare, sono stanco di difenderti…», conclude Prandelli. Cosa avrà voluto dirgli l’amico Trap?
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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