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Nazionale – L’Italia sfida i fenomeni Prandelli: “Niente paura”

A Danzica comincia l’avventura contro la Spagna mondiale

È la certezza più grande, anche se ha dovuto cambiare assetto, per ritrovare l’equilibrio, passando dal 4-3-1-2 al 3-5-2. «Perché le sensazioni sono buone. Siamo da tempo accompagnati dal pessimismo. Ma non ci infastidisce. Anzi ci stimola. Vogliamo sovvertirlo» avverte il cittì azzurro che non vede l’ora di scoprire il suo primo Europeo. «In campo avvertirò emozione e tensione. Normali in queste competizioni. Sto benissimo. Mi sento felice, prima di venir qui ho dormito un’ora, sereno come un bambino che ha fatto i compiti».
L’Italia modifica il suo sistema di gioco, optando per quello più prudente della Juve campione d’Italia, ma non si difenderà. È qui per comportarsi come fa di solito la Spagna, la prima avversaria di questa nuova avventura. Prandelli, proprio per questo, ci tiene a chiarire che cosa chiederà a De Rossi, spostato qualche metro più indietro. «Daniele è convinto di piazzarsi lì. Ha interpretato il ruolo nella maniera migliore pure nella Roma. Farà il centrocampista e non il difensore, permettendoci poi di farci trovare preparati se vogliamo cambiare in corsa. Con lui in quella zona vogliamo che arrivino meno giocatori vicino alla nostra area di rigore». E spiega anche come la squadra deve aiutare Pirlo. «Loro proveranno a oscurarlo, ma se noi troveremo altre soluzioni, perché lui sarà pressato e marcato, vorrà dire che l’iniziativa ce l’abbiamo noi».
La sua nazionale è nata con un’impronta offensiva. Non segna, però, da novembre, l’ultima rete è di Pazzini che non è nemmeno qui. Contro la Russia, venerdì 1° giugno nell’ultima amichevole, per la terza gara di fila gli azzurri hanno fatto cilecca. Eppure Prandelli non sembra preoccupato dal lungo digiuno. «Il nostro obiettivo è vincere. A Zurigo abbiamo costruito sette palle gol e attaccato sempre con almeno cinque giocatori. È stato l’unico aspetto positivo in quella gara così brutta. Bisogna insistere si dimanismo e aggressività». Da Balotelli, l’attaccante più atteso, si aspetta «tanta generosità». «È la stessa che mi attendo dagli altri, può essere l’arma vincente. Lui ha vent’anni ed è esuberante. Fin qui non si è comportato bene».
La Spagna è la favorita. La più forte. «La squadra da battere. Da anni ha continuità e rendimento. E gioco, ormai consolidato: pure se è sempre lo stesso, poche squadre riescono a contrastarla. L’abbiamo battuta ad agosto, ma di quel successo rimane poco. Il calcio è veloce e brucia tutto. Non dobbiamo rivedere quelle immagini. La nostra nazionale è cambiata. Non so se meglio o peggio incontrarla subito. Se è la partita più importante. Di sicuro è la più complicata. Dai nostri avversari dobbiamo capire che conta costruire più di distruggere. Un giorno saremo più vicini a loro. Se insisteremo ad arrivare al risultato attraverso il gioco».
Vorrebbe portare da noi soprattutto l’allegria del calcio spagnolo. «Perché i problemi della vita sono altri, chi è senza casa, i nostri terremotati. Prendiamo questo sport troppo sul serio. Sorridiamo, insomma, anche perché ancora non abbiamo perso». Conclude sul razzismo: «Più ne parliamo e più diamo importanza a certa gente. Confermo che entrerei in campo ad abbracciare Balotelli. Dovremo farlo tutti: non è un problema italiano ma di tutta Europa».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

 

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