Non sappiamo ancora se ci saremo al Mondiale brasiliano, ma sappiamo – e non è una novità – che Cesare Prandelli lascerà la Nazionale al termine della manifestazione iridata, quando spirerà il suo contratto quadriennale. Non ne ha mai fatto mistero. Anzi, tempo fa, aveva anticipato che avrebbe chiuso la parentesi da selezionatore della squadra azzurra per poter ritornare a fare il suo mestiere, quello dell’allenatore. Aveva vacillato subito dopo la Confederations Cup di fronte ad un’allettante offerta del Psg. Ma ha saputo resistere per portare a termine il suo progetto iniziato a Coverciano dopo il fallimento della spedizione Sudafricana.
Forse l’annuncio del divorzio avverrà a Torino dopo la gara con la Repubblica Ceca a patto che sia già certificata la qualificazione al Mondiale di Rio. In caso contrario dovremo solo attendere. Ma non ci saranno retromarce.
Aspettando di indovinare la formazione che venerdi scenderà in campo a Palermo (abbastanza prevedibile visto che mancheranno Balotelli, Osvaldo, Montolivo, Marchisio e Barzagli), ora si cerca di azzeccare con 10 mesi di anticipo il nome del successore di Prandelli. Ma per evitare ipotesi azzardate , bisogna partire da un presupposto di natura economica decisivo e importante: la Federcalcio ridurrà drasticamente nel 2014 il budget destinato allo stipendio del ct: passerà dal milione e mezzo scarso di euro attuali, ad una cifra che si aggirerà tra i 600 e i 700mila euro. Trovare quindi un tecnico disposto ad accettare simili condizioni non sarà sicuramente facile.
Allegri – in queste ultime ore – si è detto disponibile e onorato ad allenare la Nazionale. Mancini – che è ora libero dal City dopo aver ricevuto una buona uscita di 20 milioni di euro – si è espresso, ma a denti stretti, come il tecnico rossonero. La Nazionale non la rifiuterebbero nemmeno Spalletti e Conte. Ma a parole.
Stando ai fatti, le ipotesi percorribili sono solo due: la prima riguarda Alberto Zaccheroni che è sponsorizzato da Arrigo Sacchi – il cui parere in Federcalcio conta eccome – che ha dimostrato alla guida del Giappone di saperci fare con una nazionale, che dopo il Mondiale tornerà a casa e non farà questione di soldi, che ha un bagaglio di grande esperienza edificato alla guida di club come Milan, Inter, Juventus e Lazio, e che ha i giusti requisiti anagrafici per allenare gli azzurri.
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