Cerca
Close this search box.

Salvate il soldato Napoli | Da sé stesso e dal proprio presidente

Uno psicodramma consumatosi lentamente, che fa emergere dubbi e perplessità sulla figura di De Laurentiis e la gestione del Napoli

I 91 punti di Maurizio Sarri hanno fatto elevare il Napoli a essere una squadra che dettava legge ovunque andasse, malgrado non abbia mai avuto i fondamentali per farlo. La mancanza di mentalità e la distanza tecnica dai top club europei venivano quasi azzerate grazie al gioco del tecnico, che ancora oggi influisce sul giudizio dell’operato degli allenatori che hanno preceduto e seguito il meraviglioso 2018 dei partenopei. Ieri sera, allo Stadio Diego Armando Maradona, il Napoli ha mancato l’accesso alla prossima Champions League per aver pareggiato 1-1 contro il Verona. Una partita onesta, quella degli scaligeri, né la migliore, né la peggiore della stagione. Poco importa se Juric ha avuto da ridire sulle parole dei giornalisti nel postpartita. L’Hellas il suo lo ha fatto, e pure molto bene.

Napoli, il crollo di Verona porta la firma dei presunti top player

SSC Napoli’s Polish midfielder Piotr Zielinski celebrates after scoring a goal during the Serie A football match between SSC Napoli and Udinese at the Diego Armando Maradona Stadium, Naples, Italy, on 11 May 2021

Chi non ha fatto il suo è stato il Napoli. Vittima di mettere in campo dei giocatori che non sono top player e difficilmente lo diventeranno in futuro. E’ il caso di Dries Mertens, Lorenzo Insigne, Piotr Zielinski. Solo per citarne alcuni, ovvero gli uomini-simbolo dei partenopei degli ultimi anni. Fallire l’appuntamento importante sembra esser diventato un habitué, e se succede, sono i ‘migliori’ a pagarne le conseguenze, com’è giusto che sia. Visto che sono anche loro a prendersi tutti i meriti quando arrivano i risultati. Non si parla di giocatori del calibro di Karim Benzema, Thomas Muller e Luka Modric. Ma di calciatori ottimi che, purtroppo per il Napoli, vengono meno quando il gioco si fa duro. E’ un discorso di mentalità, che come diceva Rafa Benitez: “Non si compra sul mercato“. O c’è o non c’è. E a Napoli non c’è mai stata, se non dal 1984 al 1991.

LEGGI ANCHE >>> Napoli-Verona 1-1: psicodramma al Maradona, le pagelle di IamNaples.it

Il Napoli non è una grande squadra

Tornando al mercato, quello condotto da Aurelio De Laurentiis negli ultimi anni, che ha trovato più dolori che gioie. Allegri non risolverà i problemi del Napoli, che sono a monte e in campo. Non si riesce a capire come un tecnico, seppur vincente, possa fare diversamente da Gattuso quando il livello della rosa non è migliore delle squadre che lo hanno preceduto in classifica nella Serie A 2020/21. E chi dice il contrario, mente sapendo di mentire. Vende una realtà che non è tale. I partenopei si sono giocati l’accesso alla Champions con Hysaj, in scadenza di contratto tra un mese e fuori dal progetto, titolare. Sinonimo di mancanza di programmazione. In più, “la partita decisiva” è spesso caratterizzata da ansia, nervosismo, panico. Si verifica un blocco mentale, come quando si studia sei mesi per un esame, ci si presenta davanti al professore e si fa scena muta. La bocciatura è meritata. Il Napoli non è una grande squadra: lo è stata per pochi anni grazie a Maradona, il più grande di tutti. Ma per storia e mentalità non può essere paragonata alle big: ovvero, le dodici della Superlega più il Bayern Monaco e il PSG.

Gattuso è l’ultimo di una lunga lista: tutti litigano con De Laurentiis

during the Serie A football match Benevento vs SSC Napoli

Una bocciatura, l’ennesima, che subisce De Laurentiis dopo anni di gestione disastrosa delle risorse. Post-Sarri, ha affidato la squadra a un tecnico bollito, Carlo Ancelotti, oggi decimo in Premier dopo l’obiettivo dichiarato di tornare in Europa con l’Everton e un mercato faraonico. A +6 sulla zona retrocessione, ha optato per l’esonero per l’ex (ormai ex, in tutti i sensi), con Gattuso che lo ha preso per mano e l’ha portato alla vittoria della Coppa Italia, l’11° trofeo della storia del Napoli, sei anni dopo l’ultimo successo targato Benitez in Supercoppa. Con Rafa anche il rapporto è finito, così come Sarri successivamente, anni prima Mazzarri, Reja. Tutti hanno litigato con De Laurentiis. Tutti gli allenatori non riescono a durare più di due-tre anni. E l’ambiente Napoli non aiuta. Perché a volte si ha la percezione che i partenopei non arrivino in Champions perché Benitez fa troppi cambi, che Gattuso non sappia leggere le partite e che Sarri non vinca lo scudetto perché di cambi ne fa pochi. Quando non si c’entra un obiettivo, la colpa è sempre del club. E in questo caso, di De Laurentiis. Il club è lui.

La lezione di comunicazione del Milan al Napoli

Dopo la vittoria contro l’Atalanta, Paolo Maldini ha dato una lezione di comunicazione -in modo indiretto, s’intende- alla gestione Napoli sul caso Gattuso. I dirigenti rossoneri hanno analizzato con lucidità e pacatezza ogni situazione di questa stagione, anche quando i risultati non sono arrivati. De Laurentiis, invece, ha avuto una reazione dopo la sconfitta di Verona che ha creato una guerra interna “risolta” con il silenzio stampa. Per dirla in breve: una roba che andrebbe bene, forse, in Serie D. Da qui si vede la differenza con chi sta facendo tornare il Milan sui suoi standard e chi preferisce seguire il proprio delirio di onnipotenza. Aberrante il tweet di addio a Gattuso dopo mesi di silenzio stampa.

Salvate il soldato Napoli

SPORT Sesto giorno di ritiro a Dimaro della SSC Napoli seduta pomeridiana in foto (Newfotosud Antonio Balasco)

Una spiegazione molta lunga, che porterà alla seguente domanda: e quindi? E quindi nulla. Non si è capito il Napoli quale progetto abbia. La linea guida sembra essere quella di puntare su un grande nome per la panchina alternato a un tecnico emergente, ogni due-tre anni. Ognuna di queste persone lascia il club partenopeo dopo aver litigato con De Laurentiis, che lo mette alla gogna pubblicamente. Un loop che si ripete all’infinito e vale anche per i calciatori. Il Napoli è un giocattolo nelle mani del proprio presidente, ed è vittima di se stesso perché non ha mai capito di non essere il Real Madrid e il Bayern Monaco. Ha perso la percezione di essere una cenerentola, che l’ha contraddistinto negli anni in cui ci sono stati gli exploit che ancora oggi sono davanti agli occhi dei propri tifosi. A De Laurentiis -e quindi al club-, e alla squadra servirebbe un bagno d’umiltà per invertire una rotta che ormai sembra essere questa, fin quando non si cambierà proprietà. Gattuso lascia il Napoli con 77 punti in 38 giornate, 43 nel girone di ritorno. E’ l’ultimo dei responsabili di una stagione finita male per la pessima gestione del proprio presidente. E non è la prima volta.

Nico Bastone

Sartoria Italiana
Vesux

I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo blog è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. - Tutti i diritti riservati Vietata la riproduzione parziale o totale dei contenuti di questo portale Tutti i contenuti di IamNaples possono essere utilizzati a patto di citare sempre IamNaples.it come fonte ed inserire un link o un collegamento visibile a www.iamnaples.it oppure al link dell'articolo.