Verde, verde un po’ più scuro, magari a ben vedere c’è anche un piccolo richiamo al marrone. Ma anche con i toni del blu del colletto per ricordare i colori originali del Napoli. In guerra e durante la caccia il mimetico confonde l’avversario o la preda. Ma ora, ciò che è nato per non essere notato diventa uno strumento per attirare l’attenzione. Con il beneplacito del mondo del calcio (Uefa e Lega calcio hanno dato in anticipo l’ok). «La maglia per andare in battaglia», ha detto in maniera non proprio felice Aurelio De Laurentiis al momento in cui l’ha svelata al pubblico del San Paolo. Una seconda (forse terza, si vedrà) maglia mimetica sulla scia della Jeep Cherokee e la Ferrari di Lapo Elkann e la Bentley con cui Mario Balotelli andava in giro per Manchester. Un camouflage che ha avuto diversi generi di reazione: quella ironica sul web dove hanno accostato la nuova divisa del Napoli a una indossata in una gag dal mitico Rolando del trio Aldo, Giovanni e Giacomo in «Mai dire gol…»; a quella più seria dell’ex comandante delle forze Nato in Afghanistan, Mauro Del Vecchio che l’ha bocciata: «Sinceramente è un’iniziativa che non vedo di buon occhio, i soldati indossano la mimetica per ben altre attività». Ma i tifosi, la cui reazione è quella che più interessa al Napoli? Il primo scatto è sempre quello: hanno deturpato la maglietta della mia squadra del cuore. Poi arriva la seconda reazione: coda al negozio specializzato per acquistarla e personalizzarla con il numero e il nome del giocatore preferito. Ed è in queste ore c’è il boom della mimetica del Napoli: «Circa l’80% dei tifosi chiama per avere questa maglia, parliamo di almeno 3mila magliette in meno di 24 ore. E la maggior parte vuole quella di Higuain», spiegano dall’e-store del club azzurro. La Macron e il capo del marketing del Napoli, Formisano, gongolano. «Abbiamo creato una maglia con Luigi De Laurentiis che non intende evocare divise militari: seguiamo i colori della moda e ci sembra questa una maglia che può essere indossata non solo allo stadio», dice Formisano. Missione compiuta: il cultore delle magliette da gioco è accontentato. Questo è un kit già per collezionisti. Il Napoli non si mai spinto così tanto «oltre» la frontiere del merchandising: due anni fa fece discutere quella color acciaio in Champions. E in passato? Maglia azzurra, la prima. Completamente bianca, la seconda. Regola decennale. Nel ’65 il presidente Fiore introduce una maglia bianca con fascia trasversale azzurra (come quella di quest’anno, solo che lo sfondo è giallo). Con la Spal spuntò una maglia rossa. Nell’82 la Ennerre realizzò una maglia dal blu scuro e un somarello sul petto. «È orribile e porta male», sentenziarono i tifosi e dopo 12 giornate si tornò all’antico. Nell’anno del primo scudetto, la seconda maglia è rossa, l’anno prima è gialla. Indimenticabile, nel 2002 quella della Diadora maglia a strisce verticali bianco-azzurre in stile Argentina. Il dietrofront di Naldi arrivò nelle ultime giornate.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
S.D.
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