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Napoli, una vera e propria patria per tanti brasiliani ed argentini durante questi anni

Con Higuain c’è stato, garantiscono i contabili del calcio, il sorpasso. Uno in più, uno soltanto però. Trentuno gli argentini, trenta i brasiliani, comunque da record, e perciò storicamente benvenuti, adottati, di fatto, qualcuno, ormai anche napoletano. Da Canè a Vinicio, doppio passaporto, una sola residenza: Napoli. Si sentono a casa. Stessa anima latina. Sentimento, passione, senso della vita. E poi quel pallone sempre tra i piedi. E in testa. «Toda gioia toda beleza» . La storia azzurra un Carnevale di nomi, aneddoti e personaggi. Samba. Musica al San Paolo. E ancor prima allo stadio del Vomero, all’Arenaccia e l’Ascarelli. Sì, ovunque. La melodia del “football bailado” il ritmo azzurro di tutte le epoche.

Il primo “brasilianapoli” fu Innocenti Paulo I. Nome con estensione papale, ma solo perché dopo ce ne fu anche un II. Dieci anni a Napoli: dal 1926, gli esordi. Duecentoquattordici le presenze e cinque reti. Lui, il capostipite. Poi tutti gli altri. E qualcuno ha davvero fatto la storia, e la saudade (nostalgia) va al di là di classifiche. Dal baule dei ricordi escono calciatori senza età: Altafini core n’grato; Vinicio ‘o lione; e poi Canè, quello che la leggenda volle scelto da Achille Lauro perché in una foto sembrò più brutto dell’alternativa e quindi considerato più cattivo. Alemao era quello della monetina di Bergamo. Careca esaltato e però pure offuscato da Maradona. Campioni e bidoni. Qualcuno forse incompreso o arrivato troppo presto, qualche altro quando già non ne aveva più. Trenta totali i brasiliani. Trenta più uno: oriundo come già Altafini e Sormani. Si chiama Jorge Luiz Frello detto Jorginho, è italiano di Imbituba e aspetta Prandelli. Obiettivo, i mondiali 2018. I prossimi. Quelli in Brasile li giocherà Henrique, il ventitreesimo di Scolari, l’uomo in più di Benitez. Centrale difensivo di mestiere, si adatta da mediano, è stata una rivelazione da terzino. Il …Buss per Rio è partito. E Henrique l’ha preso. Rafael è invece rimasto giù. Il ginocchio rotto più doloroso della concorrenza. Starà fuori ancora un po’. Martedì ha festeggiato il compleanno sudando in palestra. S’è rotto a Swansea in Europa, e vuole tornare per la Champions. Dimostrare già in ritiro d’essere pronto, guarito, il numero uno del Napoli. In fondo è nel destino dei brasiliani azzurri. Il primo era Innocenti I…

 

Fonte: Corriere dello Sport

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