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Napoli: un mese da show. Da oggi al 21, tra campionato e Champions, 5 partite che valgono la stagione

Dalla sfida con l’ex Mazzarri all’Arsenal fino al Cagliari: serve la squadra dei tempi migliori

NAPOLI – Dice dicembre… La verità, l’unica e sola. Detta in campo e subito scritta, a referto, e perciò che fa classifica, e indirizza la stagione, orienta gli umori. Stila le pagelle. Dicembre il mese emotivamente più lungo. Che poi, calcisticamente, è in realtà il più corto di tutti. Venti giorni appena, venti di guerra o di gloria. Da oggi al 21, dalla Lazio al Cagliari, estremi di un calendario arrivato ormai all’ultima pagina. Da vivere e strappare. Tre partite al San Paolo, due fuori. Il Natale azzurro si fa soprattutto in casa. Campionato e Champions sotto l’albero, cinque pacchetti in quattro ore e mezza più supplementari.
Si comincia all’Olimpico, Roma. Capitale, stasera, anche del gran calcio. Poi ecco l’Udinese, subito. E dopo la remuntada da sogno con l’Arsenal, il ritorno di Mazzarri al San Paolo e il Cagliari per gli auguri, il taglio del panettone e le vacanze. Cinque notti sotto le luci del Natale. Si accende la passione, si illumina il cammino, si segue la scia dello stellone azzurro. Indica scudetto e ottavi di Champions. L’arrivo all’anno nuovo.

2 Dicembre Lazio-Napoli  – Il più bello spettacolo dopo il week end è stasera, all’Olimpico. Ore 21, il prime time del campionato. Dopo Carosello che nessuno vada a nanna. Palla al centro, si gioca. Serve un sussulto, una reazione, una vittoria ancor più che la prestazione. Quella, per un tempo e un po’, c’è stata anche a Dortmund. Tre sconfitte di fila, Juve, Parma e Borussia: troppe. Ora una vittoria. Napoli a Petkovic in fuori.

7 Dicembre Napoli-Udinese  – La febbre del sabato sera. Si ballerà al San Paolo. Stadio pieno, si immagina. Prezzi e spinta popolare. Il Napoli è dei suoi tifosi, è della sua gente, è passione e istinto. E se contro c’è una squadra bianconera, e ha pure la zebra come simbolo, aumentano gli stimoli. Pure se non è la Juve: rivale di sempre. L’Udinese il peggio che c’è, o quasi, quando la classifica e le ambizioni ti impongono di vincere. Squadra tosta. Scorbutica. Ben messa in campo. E che se sbagli, ti punisce. Là davanti c’è sempre lui, Totò, l’eterno scugnizzo. Piede (e cuore) napoletano, maglia friulana. I regali… Di Natale, meglio metterli sotto l’albero di famiglia. Farli prima, proprio no.

11 Dicembre Napoli-Arsenal  – Poteva essere una festa, l’esaltazione di un progetto, un rave party sotto le stelle di Fuorigrotta. Sarebbe bastato un solo punto a Dortmund e invece sarà uno spareggio. Crepacuore. Dentro o fuori. Gli ottavi di Champions o l’Europa League. Tre reti per un’impresa. Sennò l’alternativa è vincere e tifare Marsiglia, sperando che l’orgoglio dell’OM freni il Borussia. Sessantamila per la storia. Napoli imbattuto al San Paolo tra Coppa dei Campioni e Champions League. Ma stavolta ci vuole qualcosa in più. L’Arsenal forte, fortissima, eppure da battere. Non ci sono scorciatoie, la classifica è un groviglio di numeri e ipotesi. E’ il girone della “muerte” e il Napoli può uscirne vivo solo facendo gol. Tanti gol. Certe notti sono fatte per essere vissute e raccontate. Il lieto fine è però da scrivere con una prestazione maiuscola.

15 Dicembre Napoli-Inter  – La differenza sarà tutta in quella “W”. All’anagrafe battezza Walter Mazzarri. Ma si presta ai momenti, alle passioni, alla sua storia. Per quattro anni ha significato anche “viva” Mazzarri, quella sera diventerà però “abbasso”. E’ il calcio. E’ il tifo. E’ la fede che diventa campanilismo, e fa, ovunque è così, degli applausi i fischi. Ci sarà tutto nel suo ritorno al San Paolo. L’intima riconoscenza per quanto fatto (una scalata dall’anonimato alla Champions), ma pure la rabbia, il livore, il senso di abbandono che diventa sentimento contro. Napoli-Inter sarà il Walter Mazzarri day. Farà strano, stranissimo. Sarà quasi imbarazzante. Però sarà bello esserci. Fuorigrotta da pienone. Sicuro.

21 Dicembre Cagliari-Napoli  – The end, la fine dell’anno. Prima però c’è il Cagliari, e il Sant’Elia, stadio, per anni, statisticamente maledetto. Sconfitte rocambolesche, tensioni e polemiche. Sempre. Fino a che non segnò il Pocho. Ultimi attimi di un recupero interminabile. Lavezzi sfidò il cronometro e gli avversari che rincorrevano. Imprendibile. Fece gol ed esultò da “loco” più che Pocho e sfatò un tabù. Il bello del calcio quando la partita sembrava ormai finita. Come quest’anno. Il 2013 sarà a Cagliari ai titoli di coda. Ma il titolone deve arrivare dalla Sardegna. L’isola della felicità azzurra.
Fonte: Corriere dello Sport

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