Tutto in una notte, o quasi. È arrivato il momento della verità per il Napoli: stasera saprà se può aspirare ad entrare tra le prime otto squadre d’Europa. Non è esagerato insistere sul dettaglio che sei anni fa era in C1, mentre il Chelsea di Mourinho vinceva il secondo titolo consecutivo in Premier League. Una distanza siderale è stata di fatto azzerata, e oggi se nei pronostici si azzarda un piccolo vantaggio per il Napoli, nessuno si scandalizza. Abissale è rimasta solo la differenza nei costi di gestione delle due squadre: solo per avere come allenatore Villas-Boas, da tutti indicato come possibile clone di Mou, in estate venne pagato un riscatto di 15 milioni di euro, il prezzo per un acquisto di pregio.
Numeri e meriti non varranno più dalle 20.45. Da quel momento conterà solo vincere, senza alibi, senza giustificazioni. Sicuramente non è un caso se il Napoli arriva all’appuntamento più importante della stagione nel momento di forma migliore, dopo due mesi vissuti molto pericolosamente, tra black out mentali e minacciose crisi d’identità. Cavani non poteva aver smesso di essere il matador, Lavezzi non aveva esaurito la propria vena di imprevedibile fantasista, ad Hamsik non poteva essersi improvvisamente abbassata la cresta. E pure Gravatar è risorto in tempo per non mancare l’incontro della vita: panchina o campo non fa differenza, mai come in questo caso l’importante sarà esserci. Tutto sarà avvenuto in maniera inconsapevole, ma appena s’è intravvista la sagoma della Grande Coppa, il destino è tornato d’incanto indietro; fino a restituire a Napoli la squadra che aveva conquistato la qualificazione nonostante il sorteggio l’avesse inserita in un girone impossibile. Anche quest’altro dettaglio non può essere dimenticato: il Napoli ha eliminato il Manchester City, un’altra inglese, la più solida sorpresa della Premier, una formazione che sul Chelsea ha ora un vantaggio di diciassette punti.
Nel calcio non esiste proprietà transitiva che consenta di arrivare a conclusioni aritmeticamente certe, ma i confronti a qualcosa dovranno pure servire. Il clima di esaltazione che ha contagiato tutti i cinque milioni di tifosi sparsi per il mondo non ha bisogno di essere ulteriormente stimolato. A nessuno conviene che si scenda sotto il livello della massima correttezza, sul prato come in tribuna. Gli inglesi hanno messo nel conto di giocare in una bolgia, sono attrezzati per farlo senza farsi condizionare, per loro è più problematico il dialogo tra giocatori e allenatore. Le voci di dentro raccontano di una spaccatura verticale, c’è una nuova rivoluzione che incombe se nessuno degli obiettivi verrà centrato e Abramovic a cambiar tutto ci mette niente. Restano in palio solo Champions e coppa d’Inghilterra: in questo, e solo in questo, Chelsea e Napoli pari sono. Almeno fino a questa notte.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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