CASTELVOLTURNO – E’ come se, all’improvviso, fosse mancata la luce: clic e intorno scende il buio, una grotta o un tunnel (ma che differenza c’è?) nella quale il Napoli non s’orienta. E’ come se, d’incanto, si fossero sgretolate le certezze d’inizio stagione e quel muro impenetrabile avesse mostrato le sue crepe: zero reti con il Bologna e con l’Atalanta, ma anche nella Marassi rossoblù e poi con il Livorno ed il Torino, prima di piegarsi su se stessi, di smarrirsi in quell’oscurità, di lasciarsi inghiottire dalle tenebre e poi – per concludere – di ritrovarsi travolto da sedici reti in (appena) otto partite, la media choccante che induce e costringe a riflettersi, a riordinare e in fretta la propria idea di calcio, a rimettere in discussione non il sistema, il modulo o il progetto ma alcune valutazioni.
QUARANTENA – L’ultima volta, e sembra quasi una favola (nella quale però compaiono gl’immancabili orchi) fu al San Paolo: Napoli-Torino 2-0, in un mezzogiorno di fuoco, scandito dal pipita dal dischetto e incellophanato dalla sicurezza d’una squadra capace di concedere il nulla. Ma – evidentemente – il trucco c’è e non si vede, perché già a Firenze, la prima tappa d’una analisi racchiusa in quaranta giorni, s’avverte qualche scricchiolio: finisce 1-2 ma ci vogliono i pali e Reina per frenare la trazione anteriore di Montella. La magia del risultato ha la capacità di occultare i difetti, come spazzare via la polvere sotto al tappeto: 2-1 pure al Catania, consistenza inferiore, però campanellino che suona e che con l’Olympique Marsiglia, nel 3-2 che sa (quasi) d’opzione sul passaggio in Champions, avverte ripetutamente.
TANTE, TROPPE – E’ la Juventus, proprio prima della sosta e d’una riflessione sostenuta da quel 3-0, ad indurre in depressione: è una mattanza, con un avvio bruciante di Madame, un gol spaccapartite proprio in avvio (e in fuorigioco per ventisei centimetri) che consente di sistemare il match in discesa, di allargare la forbice a dismisura. Lì il Napoli è difensivamente sfiorito, però resiste, pur lasciando emergere indizi nei quali andare a leggere, perché le coperture paiono inadeguate e la sensazione (come a San Siro, nell’1-2) d’essere al cospetto d’una squadra non sempre permeabile e alla quale si può far male è palpabile.
TENDENZA NEGATIVA – I numeri, nel loro piccolo, non mentono: e se da otto partite in Napoli subisce almeno un gol, vuol dire che il meccanismo s’è arrugginito. Ma l’involuzione netta è nell’ultima settimana, sull’asse Borussia Dortmund-Lazio-Udinese, aritmeticamente una sconfitta-una vittoria-un pareggio e però anche otto reti subite e nelle modalità più disparate: su rigore, su ripartenze a campo aperto, con difesa schierata, su palla inattiva. Clic, luce…
Fonte: Corriere dello Sport
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