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“Napoli, ti guidiamo noi” Da Pandev ad Albiol, tanti gli azzurri che sanno come si vince

I gioielli di famiglia fanno bella mostra di sé: e in quella vetrina scintillante c’è l’Universo calcio, ci sono le Champions e le Europa League, gli scudetti di vari Continenti, l’Intercontinentale e coppe su coppe. C’è la Napoli milionaria, un’opulenza da brividi, c’è ciò che un club riemerso dalle sue ceneri ha saputo (ri)costruire in un decennio grazie alle virtù di chi ora ci mette le mani, i piedi, la testa e pure la faccia. C’è la collezione di trionfi di Rafa Benitez e una statura internazionale utile per ritagliarsi una nuova dimensione o perlomeno per blandire il futuro. E c’è, par di sentirli, il messaggio collettivo che da Castelvolturno viaggia sino all’Olimpico: « Seguiteci, noi sappiamo come si fa».Ode a loro. C’è una città che ha piena consapevolezza d’essere dinnanzi all’ennesimo bivio: di qua la Storia, di là l’effimero. E c’è la percezione che tanta roba aiuti a scrutare nella notte delle star, inseguendo il sogno. Benitez, ma non solo, perché – guai stupirsi – Goran Pandev mette assieme la bellezza di nove trofei, mica solo lo scudetto ma pure il triplete, e poi, proprio con Rafa, altro ancora, per arricchire il salotto buono.

Sorpresa. Lo special one (ogni accostamento, non sia mai detto, è semplicemente statistico) però è un insospettabile, bulimico, affamato, cannibale difensore che ondeggia tra il campo e la panchina, che non ha la certezza d’un posto da titolare per sabato sera, ma che ha conquistato talmente tanto in passato da voler adesso provare l’ebbrezza di esultare pur lontano dal proprio giardino: eh sì, perché l’erba di Reveillere è stata verde per davvero, come dimostrano i cinque scudetti, le cinque supercoppe e le due coppe di Francia, che abbelliscono l’arredamento e la bacheca.

Però. Poi c’è Sua Maestà Benitez, che ne ha di serate da poter un giorno rievocare ai nipotini: fosse solo il 3-3 sul Milan, con successo ai rigori; fossero solo le due Liga con il Valencia; fosse solo l’ultima Europa League con il Chelsea. Ci sono affermazioni in quattro Paesi diversi, però non è finita: e Fiorentina-Napoli è una chanche da regalarsi, l’ennesima coccarda da poter esibire e pure l’opportunità per ricordare – e ricordarsi – che nella sua prima annata, Benitez sa bene come si fa e l’ha (sinora) dimostrato, piazzando subito la stoccata vincente.

Le star. Ma la Spagna, manco a dirlo, ha monopolizzato un lustro e passa del Terzo Millennio ed ha sostenuto la raccolta indifferenziata di Pepe Reina e di Raul Albiol, che hanno casa occupata da Liga, da coppe, da due Europei e da un Mondiale. E’ Fiorentina-Napoli e vale ciò che sono, non quel che sono stati: però in un faccia a faccia che si ciba d’emozioni da governare, l’esperienza può servire per riucire a domar se stessi. Hanno vinto e tanto, l’hanno fatto difensori, centrocampisti e attaccanti, c’è chi c’è riuscito a Napoli – quelli della prima coppa Italia – e chi invece ha avuto un passato in Patria, come Henrique, che s’è portato un Paulista sul cuscino e ci si è addormentato su.

Who is?. – Si fa in fretta a fare il censimento, perché basta perdersi un attimo dinnanzi alla memoria dell’ultimo decennio, quello che comprende l’estasi conosciuta da diciassette calciatori e da un allenatore, quella che stavolta insegue il Napoli che ha raccolto di meno, non avendo avute la possibilità o la fortuna: L’Insigne (che ha vinto però la serie B con il Pescara di Zeman) o i Jorginho, gli Zapata. Basta girarsi un po’ intorno, lasciarsi trascinar per mano e ascoltare: « Napoli, seguici: noi sappiamo come si fa ». Perché aver vinto può aiutare a vincere.

Fonte: Corriere dello Sport
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