Il grande Gonzalo. Higuain il trascinatore che può inciampare una volta ma la seconda non tradisce: «Mai pensato di sbagliare un altro rigore, dopo il Chievo». Chiaro, vero, il concetto sfoderato giovedì con lo Sparta? Una frase senza grinze, e poi una serie di argomenti che nel mondo del calcio sono ricercati come i preziosi: giocate da campione. Bene con l’azione e il tiro libero dell’1-0, ma soprattutto applausi a scena aperta per la giocata che ha messo Mertens in condizione di raddoppiare. Gol e assist: questo è Higuain. Cose decisive e occhi di brace: perché lui è quello che ha pianto a dirotto dopo l’Arsenal e prima di Bilbao non concepiva anche lontanamente un Napoli fuori dalla Champions. Perché lui è quello che, d’accordo il mercato e anche la storia estiva dell’amico Messi e del magico Barça, però la sua maglia è ancora azzurra: e non si scappa, si stringono i denti e si gioca per vincere.
DA GRAMMY. E allora, riecco il Napoli di Higuain. E al diavolo il piede malandato e il colpo che l’aveva messo quasi fuori causa: la coppa non si salta, vamos. Certo, è comprensibile che Rafa rifiuti e allontani il pensiero della Pipita-dipendenza – «Non dipendiamo solo da Gonzalo», disse una settimana fa – però è inconfutabile che uno come lui permetta alla squadra di vedere il mondo da tutt’altra angolazione. Gira l’argentino, girano meglio gli altri. Sì, aumentano i giri dal centrocampo in su e la manovra avvolge e graffia. Questo è un fior di campione, altro che storie: e dopo la belva Cavani, indimenticabile cannibale del gol, il San Paolo può godersi un fuoriclasse al servizio del popolo che inventa per sé e per i compagni. Che canta nel coro. Con voce da Grammy.
LA SFIDA. E ora? Beh, dopo essersi ripreso il Napoli bisogna che si riprenda anche i gol in campionato. Numeri: a segno in Champions con l’Athletic e poi con lo Sparta Praga in Europa League, mentre il borsino di casa Italia per il momento racconta di un rigore sbagliato, parato da Bardi, e poco altro. Domani, però, si va a Udine a giocare con l’Udinese; si va nel regno di un mito del gol, Totò Di Natale, e il Pipita non dovrà fare altro che fare il profano, vincere la sfida e rubare la scena al padrone di casa. Per lui, tra l’altro, si tratta di un esordio: nella stagione precedente, infatti, al Friuli neanche giocò. Quale migliore occasione, per presentarsi al pubblico di quelle parti.
CHE GRINTA. Quello del San Paolo, invece, ormai lo conosce perfettamente. E se le 51 partite giocate finora, con 26 gol e una quindicina di assist a cotè, non fossero ancora sufficienti, c’è un dato che non può essere passato nel silenzio: giovedì, nonostante fosse reduce da un infortunio, Higuain ha scelto di giocare. Ha parlato con Benitez, ha valutato con i medici e alla fine ha stretto i denti e le stringhe degli scarpini: non s’è fermato, il Pipita; avrebbe potuto e invece non l’ha fatto. Un segnale, fondamentale: dopo la rabbia e l’immensa delusione di Bilbao, evidentemente l’Europa League è diventata per tutti una competizione da inseguire fino in fondo. E poi, tutto sommato, vincere aiuta sempre a vincere. Quale migliore presupposto in vista di Udine. Quale migliore momento per far ricredere l’amico Albiol: «Inutile parlare di scudetto, in questo momento dobbiamo vivere giorno per giorno», disse Raul domenica sera. Gonzalo è d’accordo?
Fonte: Corriere dello Sport
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