Un’abbuffata natalizia, questo il regalo che il calciatori del Napoli confezionano per i propri tifosi. Complice un atteggiamento al limite dell’autolesionismo da parte del Genoa, i partenopei tornano alla vittoria in campionato, ritrovano i gol di Cavani che va a bersaglio con una doppietta salutano i primi gol di Gargano e Zuniga e scoprono un Pandev così frizzante da far passare inosservata l’assenza di Lavezzi. Un Natale migliore, con il cileno Vargas in arrivo (operazione conclusa proprio ieri), i napoletani non potevano attendersi. Giorni bui, invece, per un Genoa, irriconoscibile nonché sconclusionato.
A SPECCHIO- Per scelta ponderata di Malesani, rivelatasi poi poco opportuna, il Genoa decide di schierarsi a specchio con il Napoli. Recuperando in extremis Marco Rossi e Veloso (pur privi di altre pedine quali Palacio), i liguri si schierano in partenza con un cinque-tre- due che nelle intenzioni dovrebbe essere così elastico da trasformarsi in un baleno in un tre-quattro-tre con Veloso a supporto di Pratto e Caracciolo. In realtà, i meccanismi non sembrano così rodati da creare qualche problema al Napoli. Sono chiare le difficoltà nell’ interpretare un modulo che richiede addestramento specifico e attitudine dei singoli. Così, dopo un’opportunità mal sfruttata da Caracciolo al 10′, il Genoa comincia già a balbettare davanti agli attacchi, neanche così forsennati, del Napoli. C’è voglia di mettersi presto alle spalle il capitombolo con la Roma da parte degli uomini di Mazzarri (tutti confermati tranne Lavezzi, infortunato, che è rimpiazzato da Pandev). Brucia ancora quella sconfitta. E, il desiderio di riscatto è grande. I partenopei iniziano al piccolo trotto, verticalizzando comunque ogni volta che entrano in possesso della sfera. A Cavani, Hamsik e Pandev non sembra vero poter sfruttare tanti spazi dalla trequarti in su. Funziona a singhiozzo e male la linea a cinque preparata da Malesani, la cui panchina adesso è a forte rischio.
PARTENZA A RAZZO- Così il Napoli in meno di mezzora incanala la partita a suo piacimento e va a bersaglio come non gli era riuscito nelle ultime due gare di campionato. Soprattutto con la Roma, laddove aveva sciupato palle gol a volontà. La giostra comincia al 12′: lancio al bacio per Cavani che sul filo del fuorigioco inganna i centrali genoani e buca per la prima volta Frey. Ancora cinque minuti e tocca ad Hamsik, il cecchino per antonomasia del Genoa, raddoppiare: inizia Pandev, prosegue lo slovacco che riprende il suo tiro respinto e raddoppia; poi al 24′, è il Matador ad ergersi a principe della serata: viene pescato ancora una volta sulla corsa da Pandev e stavolta Cavani si produce in un cucchiaio sontuoso.
LA REAZIONE- Il Genoa sembra tramortito. Soprattutto slegato. Manca la compattezza. Eppure non manca l’orgoglio. I liguri si catapultano nella metà campo avversaria, provano ad avanzare Veloso, a spostare il baricentro in avanti. Ma è un tentativo più dettato dall’istinto che dalla ragione. Così al 24′ Jorquera con un tiro da fuori area riesce a sorprendere De Sanctis. Ma è un bagliore nella cupa notte rossoblù. E’ sempre il Napoli a menare la danza: al 38′ Pandev, s’invola tutto solo verso la porta di Frey ma viene colpito sul piede d’appoggio da Mesto al momento del tiro con l’arbitro che sorvola. Ma il macedone è ispirato. Cerca il gol e lo trova nel minuto di recupero: ancora affondo personale, egoismo premiato con il poker servito al Napoli.
SENZA LAVEZZI- Paradossalmente il Napoli senza Lavezzi acquista una concretezza e una freddezza che non aveva prima. Appare più razionale e meno frenetico. Pandev, poi, con la sua esperienza e la sua classe, riesce a governare la sfera nella metà campo avversaria consentendo ad Hamsik e Cavani di trovare i tempi degli inserimenti ed a Maggio di proporsi sulla destra. Va anche detto che l’avversario permette di distendersi a proprio piacimento e che alcuni degli elementi di spicco appaiono decisamente più ispirati che non contro la Roma. Il Genoa si limita a recitare un copione da sparring partner. Né le mosse di Malesani, che passa da una linea a cinque difensiva a una a quattro, sortisce granché. E i cambi (Jankovic prima e Merkel con Marchiori poi) non mutano la fisionomia della gara.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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