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Napoli stanco in Galles: resiste fino al gong, ma ai ‘punti’ avrebbe vinto lo Swansea

Fosse stato un match di pugilato, il Napoli avrebbe resistito in piedi fino allo scadere, sebbene esausto. Ma i giudici avrebbero assegnato all’avversario la vittoria ai punti. C’è poco da fare, due partite a settimana si pagano. E  per i rischi corsi, il pareggio va anche bene: ora si punta tutto sul ritorno. 

CONDIZIONE FISICA, FATTORE CAMPO – È stata prima di tutto una questione atletica: nell’arco di tutta la partita, i padroni di casa gallesi sono apparsi sempre più tonici e pimpanti, sospinti anche dal tifo del pubblico amico. Al ritorno il fattore-campo sarà invertito e il Napoli dovrà puntare alla vittoria, che non dovrebbe risultare impossibile, ma nemmeno una passeggiata. Lo Swansea ieri ha costruito almeno una decina di limpide occasioni da rete, spalmate su tutti i 90′, sbattendo soltanto contro un Rafael stratosferico e un Reina sempre affidabile. Una trasferta europea è sempre insidiosa, e Benitez lo sapeva: per questo, dopo un inizio molto propositivo nei primi minuti, il tecnico spagnolo ha gestito la gara (e le energie) con prudenza, cercando di contenere i rivali e chiedendo ai suoi di aiutare la difesa, inedita e in emergenza da turnover forzato. E alla fine, lo 0-0 sembrava essere l’obiettivo minimo e anche massimo dei partenopei, che hanno badato a non perdere più che a vincere.

TURNOVER OBBLIGATO – Si è detto del turnover forzato. Lo impone il calendario fittissimo e la necessità di far rifiatare gli uomini, combinata con le squalifiche da cartellini. E allora spazio all’inedita coppia di centrali difensivi Henrique-Britos, con il primo in campo subito in Europa League a confermare la scelta di Benitez, che lo ha preferito per questioni tattiche a Jorginho per la lista-UEFA. Il difensore brasiliano non ha  brillato, ma né lui né il collega uruguaiano di reparto si sono macchiati di gravi pecche. Molto più rischiosa la scelta del mister di aggiungere ai loro lati Maggio (che non riposa da un’eternità) e Réveillère, una scommessa dirigenziale mezza-persa perché il francese, dopo ormai tre mesi pieni, ancora non ha ritrovato prestazioni soddisfacenti sul piano atletico.

DIFESA FRAGILE – Se lo Swansea ha tirato in porta con estrema facilità, non è dunque colpa dei due centrali di difesa. Data ormai per scontata la corsa pigra di Inler nella propria trequarti (ieri sera comunque più efficace in copertura rispetto a un mese fa), i punti deboli azzurri sono stati proprio le fasce. Maggio, forse troppo spremuto, dopo due gare buone è tornato in serata-no: già al 6′ un pasticcio in disimpegno di testa ha fatto partire un’azione dei padroni di casa, inseguita disordinatamente da Maggio stesso che ha perso posizione allungandosi fino alla fascia sinistra e ha confuso i compagni, permettendo a Dyer di calciare a rete e chiamare Rafael al tuffo spaziale. Sono seguite altre sviste piuttosto evidenti del terzino destro, per il resto quasi sempre ad arrancare dietro al dirimpettaio di turno. Sull’altra fascia non ha fatto di meglio il povero Réveillère, messo di fronte al velocissimo Dyer, dotato di un passo tre volte più rapido, con ovvie conseguenze.

INIZIO ILLUSORIO – Lo Swansea, che ha sfiorato spesso il vantaggio, ha percorso invano tre diverse vie verso la porta (sbarrata) di Rafael e Reina: o le conclusioni di Dyer e Bony scaturite da percussioni sulle fasce, o i tiri da fuori area, o i colpi di testa (pericolosissimi) su calcio piazzato. Visti i rischi corsi, è andata bene al Napoli, che ha trovato i suoi portieri in giornata di grazia. E pensare che l’inizio aveva fatto ben sperare: Callejòn su grande azione di Inler, poi Hamšík su gran passaggio di Callejòn, avevano sfiorato il gol nei primi 5′. E fino al 20′ il Napoli aveva accettato la sfida “inglese” dei padroni di casa, producendo azioni veloci e verticali in campo aperto, prima di notare fin troppo presto che le energie disponibili non c’erano per giocarsela in quel modo per un’ora e mezza.

RISCHI SUI PIAZZATI – A quel punto, il Napoli ha condotto una partita accorta, concedendo campo ai rivali ma facendo attenzione a non scoprirsi. Il secondo tempo è cominciato come il primo, Hamšík ha messo sui piedi di Higuaìn una ghiotta palla-gol, però sparata alta. E poi di nuovo solo Swansea, avanti a folate alternate a fasi di stanca, fasi in cui il Napoli controllava con calma e provava a sfruttare gli svarioni difensivi dei gallesi con ripartenze sulla trequarti, sciupate però per imprecisione. Le restanti palle-gol dello Swansea sono scaturite quasi tutte da colpi di testa (spesso anticipati Britos e soprattutto Henrique) su tiri da fermo: gravissima l’amnesia generale all’83’, che ha permesso a Chico di trovarsi solissimo in mezzo all’area di rigore, ma il suo colpo di testa centrale è stato una grazia per Reina, che ha bloccato senza problemi.

FIDUCIA PER IL RITORNO – Nel finale Benitez ha chiesto ai suoi di salire e tentare persino il colpaccio, ma era evidente che ieri sera le forze atletiche non c’erano proprio. Tatticamente, la squadra era ben messa in campo, con Insigne spesso accentrato per creare densità e punti di riferimento a centrocampo, e bravo anche ad aiutare Réveillère, quando possibile, in copertura a sinistra. Hamšík è stato un po’ opaco e come lui tutti i compagni non sono riusciti a brillare nelle singole giocate. Lo Swansea si è mostrato una buona squadra, è a metà classifica in Premier ma non è tignoso come una “piccola” italiana: gioca un calcio “anglo-spagnolo”, aperto, grintoso e tecnico, ma non difensivista. Insomma adatto al gioco di Benitez, quando il tecnico può giovarsi di un undici in condizione almeno discreta. Con il fattore-campo a disposizione e un po’ di forze in più, si può essere fiduciosi per il ritorno.

Lorenzo Licciardi

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