Fatto, rifatto: e in quelle tre (o quattro) sfumature d’azzurro c’e un Napoli che va in ristampa, una rilettura in chiave attuale delle gerarchie, una sistematina alle pieghe delle pagine d’un romanzo da rileggere tutto d’un fiato. Penna, carta e calamaio: per riordinare le idee e però appuntandole sul block-notes di giornata, lanciando uno sguardo al Pescara e però dopo aver riattraversato Is Arenas, con le note a margine consegnate da una serata densa di insospettabili magie. E’ un altro Napoli e si vede, si avverte, si percepisce: è una squadra che «intimisticamente» cambia pelle in ogni settore e che, rispetto ad agosto, scopre «titolarissimi» inediti, promossi dal campo.
RIBALTONE – La pura legge del turn over rappresenta il colpo di scena ch’era nell’aria ma che certo non pareva imminente e men che meno immediato, già dal Pescara, insomma: si cambia ed anche un bel po’, dando una spallata ad antiche convinzioni ed affidandosi ai suggerimenti emersi nelle ultimissime settimane, tra il Milan, l’Aik Solna e il Cagliari. Il Napoli-2, conquistata l’Europa (League), s’è presa anche l’Italia, e per stavolta – almeno domenica a mezzogiorno e mezza e poi si vedrà – ci sono avvicendamenti che rimettono in discussione le vecchie certezze in difesa, a centrocampo e persino in attacco, in zone di campo che parevano inaccessibili alle «alternative» e che invece ora regalano sorprese.
E UNO… – Ad esempio: chi l’avrebbe detto, appena dieci giorni fa, che Hugo Campagnaro, l’indistruttibile, passasse da tredici partite su tredici, dunque, da titolare alla panchina? Accadrà domani, complice una distorsione a una caviglia che l’ha fermato in Svezia prima ed in Sardegna poi, dove Gamberini ha dimostrato padronanza assoluta del (suo) ruolo di centrale di destra e, dove Britos ha sottolineato con una prestazione sontuosa d’essere fuori dal tunnel. Difesa che vince non si cambia e Campagnaro potrà recuperare con calma, aspettando il Psv (giovedì prossimo) e pure l’appuntamento per un rinnovo contrattuale ch’è scivolato un po’ più in là nell’agenda.
E DUE… – E poi chi si sarebbe spinto, sempre dieci giorni fa, a «sostituire» Christian Maggio, l’altro esponente del club dei «fedelissimi»? La rivoluzione della (fascia) destra non è un’utopia e considerato l’affaticamento della «freccia azzurra», preso atto della esplosione di Mesto, che ormai ha convinto, il Napoli può dirsi trasformato, una rinfrescata anche su quella corsia, praticamente lungo tutto il binario, che ora è nuovo di zecca, con Gamberini che sta alle spalle del cursore. I numeri nelle spiegazioni non mentono e Maggio, ad altissima velocità, ne ha fatte sino ad oggi quattordici su quattordici, soltanto quattro sostituzioni (due delle quali all’ultimo minuto).
E TRE … – Ma la sommossa arriva dall’alto, da quel «vertice» offensivo che è in realtà si è poi trasformato in un «vortice» nel quale Pandev, uno dei tre tenori, è piombato a Marassi, dopo la botta che l’ha messo fuori uso, spalancando al talento di Insigne la possibilità di emergere in tutta la sua intierezza: lo scugnizzo di Frattamaggiore ha impiegato nulla, un battito di ciglia, una fuga verso la gioia, gol al Genoa. Poi, incontentabile che non è altro, il bis al Milan; e a seguire, a Cagliari, non tanto il palo – un gol mancato per un niente – ma la disponibilità al sacrificio, a far reparto da solo pur non avendo il fisico; ed una considerazione sempre più evidente, che ha permesso al macedone di guarire con la necessaria cautela.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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