Che cosa gli avvocati di Diego Maradona – Angelo Scala, Angelo Pisani e Andrea Gasparoni – chiederanno lunedì 5 aprile ai giudici della Commissione tributaria provinciale? Chiederanno la sospensione del giudizio che vede Diego Maradona accusato d’evasione fiscale per una cifra che, centesimo più centesimo meno, tocca ormai i quaranta milioni di euro. Una sospensione in attesa che si arrivi a un giudicato sulla famosa decisione di un’altra Commissione, la Seconda, che nel 1994 mandò assolti Alemao, Careca e il vecchio calcio Napoli dalle stesse accuse mosse ieri e oggi a Maradona.
SOSPENSIONE – Richiesta legittima e anche interessante quella sviluppata dal professore Scala assieme agli altri due colleghi. Ma questo che vuol dire? Vuol dire che la Commissione convocata per il 5 aprile dovrebbe congelare tutto sino a chissà quando, visto che quella sentenza del ’94 è ancora in discussione presso la Commissione centrale tributaria – iscritta al numero 12492/1995 del Registro generale dei fascicoli – ed è lì ferma ormai da diciotto anni. Il tutto, mentre, il vecchio Napoli in giudizio è pure fallito. E non è tutto, perché il giorno in cui la Commissione regionale dovesse esprimersi su questa vicenda e dovesse dar torto al Fisco, l’Agenzia delle Entrate potrebbe far ricorso contro la sentenza e quindi tutto finirebbe in Cassazione per il definitivo giudicato. Insomma, se sino ad oggi sono passati diciotto anni senza che sia accaduto nulla, sarebbe davvero complicato mettere la parola fine a questa vicenda. Comunque sia, legittima la richiesta che, però, viaggia pari pari con la voglia di tentare, dovesse servire, anche un’operazione di marketing attraverso la quale reperire risorse per una conciliazione con l’Agenzia delle Entrate. Stringere accordi, cioè, con una o più aziende alle quali Maradona s’impegnerebbe per anni a prestare nome e faccia. Una transazione, ove mai possibile, che il Fisco vedrebbe anche di buon occhio. Sempre meglio una dozzina di milioni certi (tra soldi richiesti e tasse da pagare, il conto oscillerebbe intorno a questa cifra), che quaranta o chissà quanti impossibili da portare in cassa, insomma: questo il ragionamento che sottovoce si fa da qualche giorno ai piani alti del Palazzo delle tasse. Ma da quel Ufficio dalle porte severe e silenziose scivola via anche un’altra cosa: il disappunto, il fastidio per il clamore che s’è scatenato attorno alla vicenda Maradona. Lì avrebbero preferito e preferirebbero discorsi diretti – sino ad oggi mai avvenuti – e soprattutto maggiore sobrietà, moderazione, persino riservatezza in vista, se ve ne saranno, di eventuali incontri e magari intese.
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