Le braccia e la mente: e in quel rettangolo trasformato in parco giochi, un luna park che dà soddisfazioni a chiunque – a giovani, vecchi, donne e bambini – c’è il calcio tridimensionale d’una Napoli che ha scelto di non negarsi nulla, men che meno i brividi e le emozioni. Si ricomincia da tre, sempre (e poi regolarmente si finisce in quattro, vero Insigne?) e tutto ciò che sa di talento allo stato puro, quella sintesi perfetta di genialità depurata da ogni forma di sregolatezza, è racchiuso sulla «verticale» che parte da Hamsik e poi decolla sino a Pandev e a Cavani.
CHE TERNO! – La domanda, quando il campionato è ancora all’alba, sorge spontanea: ma chi ce li ha tre tenori del genere? Oppure in quale manica son nascosti tre assi di cuori di questa portata, sapendo che poi alle loro spalle crescono pure Insigne e Vargas? Il Napoli che se ne sta in cima al campionato se la ride e si gode la personalissima classifica dei “mattatori” che concede ad Edinson Cavani il lusso di sprecare qualche “munizione” per eccesso di stanchezza e comunque godere di due reti in campionato ed una in “Supercoppa”; e poi ammira quel Pandev che segna e costruisce, nel suo debutto stagionale in A, con pennellate d’artista; ed infine può semplicemente stropicciarsi gli occhi per osservare il «miglior» Hamsik del quinquennio, un interditore, un regista, un rifinitore, un tuttologo del calcio che non sbaglia un colpo né una giocata.
NUMBER ONE – I numeri hanno un’anima e l’ennesima asticella che Edinson Cavani ha alzato e poi scavalcato conduce alle sessantanove reti e al primato di goleador uruguayano del nostro calcio: ma non è finita qua, perché gli basta un altro acuto per afferrare in un colpo solo Cané e Vinicio, settimi nella speciale graduatoria dei goleador azzurri di tutti i tempi. E poi, sotto sotto, senza confessarlo, rifugiandosi nella ritrosia caratteriale, nella timidezza, nell’umiltà, partirà la caccia al trono dei bomber, intravisto assai da vicino in passato e stavolta più a portata di piede.
IL FIGLIOL PRODIGO – Marek Hamsik è la bandiera del rinnovamento partenopeo, la rivoluzione rumorosa partita a suon di risultati nel 2004, rilanciata nel 2007 e rinnovata di stagione in stagione attraverso le conquiste sul campo, l’Europa League e la Champions, la lotta-scudetto e la coppa Italia. Marek Hamsik non è solo il centrocampista che segna di più ma anche il soggetto esibito con fierezza come esempio da Aurelio De Laurentiis che non ha mai perso occasione per elencare i pregi d’un uomo-modello: «E’ maturo, è sensibile, è attaccato alla famiglia e alla città. Un calciatore e un professionista con principi solidi». Il punto di riferimento intorno al quale lasciar crescere talenti che gli somiglino dentro, che sappiano coglierne non solo la bellezza dei gesti tecnici ma anche la purezza del suo profilo morale.
VOGLIA DI GOLAN – Ma poi c’è persino l’uomo del triplete, la guida “spirituale” in campo e fuori di chi sa come si vince e dunque può spiegarlo nei silenzi, con gli atteggiamenti: da giugno, Goran Pandev è “completamente” del Napoli, non un ospite del prestito gratuito, non una presenza precaria, pronta a tornare a casa, all’Inter o chissà dove, non un intruso senza prospettive. Il Pandev trascinatore della Lazio di Delio Rossi, il Pandev che con Mourinho ha avuto certezze, è divenuto l’effetto trainante dell’attacco o anche la scheggia impazzita: perché lui fa la punta vera quando c’è da stare al fianco di Cavani o il centravanti mentre el matador vaga per togliere riferimenti alle difese altrui e se capita s’inventa un tocco e via, spedendo verso la gloria chiunque altro, compreso se stesso. Un, due, tre: è un salto nella felicità.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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