Non v’è dubbio. Lo dice la storia del pallone. Meglio: lo dicono i numeri del calcio: le grandi vittorie, i grandi successi si costruiscono su solide difese. Già, ma detto questo è vero pure che poi per vincere qualcosa d’importante ci vuole chi fa gol. Ci vogliono attaccanti svegli, bomber di mestiere e anche una discreta corte di cecchini d’occasione; ovvero, centrocampisti e difensori che si danno da fare pure per segnare. Ebbene, se questo è l’identikit d’una squadra che va forte e sogna in grande, l’identikit può avere anche un profilo azzurro. Di sicuro ha il tratto forte, triangolare, del volto di Cavani, l’ispettore Callaghan di Castelvolturno. Perché in casa Napoli quando si dice gol si pensa a lui, soprattutto a lui, inevitabilmente a lui: ai suoi 22 gol, tredici dei quali fatti in casa. E 13 sono più d’un terzo di quelli, trentasei, che il Napoli ha messo a segno sul suo campo. Trentasei. Il record del momento. Nessuno, infatti, ha fatto meglio in casa. Un gol più della Fiorentina, tre più della Juve e della Roma, addirittura otto più del Milan per l’attacco allargato della squadra di Mazzarri. Ma neppure tanto “allargato” , perché al San Paolo sino ad oggi hanno segnato “solo” in otto: tre attaccanti (Cavani 13, Pandev 4 e Insigne 3), quattro centrocampisti (Hamsik 5, Inler 5, Dzemaili 2 e Maggio 2) e due difensori: Gamberini e Cannavaro con un gol ciascuno. S’esalta in casa, insomma, il Napoli. E qui segna più d’ogni altro, con buona pace di chi invece è convinto che il disegno del signor Mazzarri sia soprattutto d’ispirazione sparagnina. Certo, con quei suoi tredici gol fatti anche di due triplette e due doppiette, El Matador fa la differenza, stacca tutti di parecchio, ma pesano, positivamente si capisce, anche i dieci gol della coppia Hamsik-Inler. E se proprio si vuol fare una tirata d’orecchi a quest’attacco, beh, si può farla a Insigne e Pandev, cacciatori di gol spesso perduti, bomber troppo spesso smarriti tra i sentieri dell’area di rigore. Sette centri in due. Pochi. Pochissimi. Un conto decisamente in rosso per chi di mestiere fa il bomber, anche se magari a sua discolpa Lorenzinho potrebbe portare il minutaggio sostanzialmente basso e, perché no, anche quella posizione più accorta e spesso troppo accorta che da lui pretende il coach.
IL RUSH – Ma questa è un’altra storia. Quella del momento racconta infatti d’un attacco che in casa spaventa più di tutti gli avversari. Che non è poca cosa per un Napoli che a sei partite dalla fine meritatamente si ritrova secondo con quattro punti più del Milan. Se, infatti, è sotto e sopra il prato del San Paolo che il Napoli ha “nascosto” sino ad oggi il suo tesoro di gol e quindi anche di punti, è ancora là, in casa, che vorrà mettere al sicuro la conquista della qualificazione alla prossima Champions senza passare per la fastidiosa – e pericolosa – strettoia dei preliminari. Cagliari, Inter e Siena i prossimi e ultimi avversari di stagione per gli azzurri a Fuorigrotta. Ma nessuna distrazione imporrà Mazzarri ai suoi pure fuori casa. A Pescara, a Bologna e infine a Roma. Perché troppo importante è quel secondo posto che oltre a nobilitare la stagione porterebbe – proprio grazie alla Champions – risorse ricche e decisive per rendere la squadra ancor più forte e più competitiva. Del resto è proprio questo che chiede Mazzarri per mettere il punto a queste avventura e per ricominciarne un’altra. Sempre sulla panchina azzurra ma forse, chissà, con obiettivi ancora più ambiziosi e stavolta probabilmente anche dichiarati.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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