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Napoli senza limiti: Tifosi anche a Budapest

La colonna sonora del Napoli che apre le ali ai sogni è ‘o surdato ‘nnamurato’. Il San Paolo, ogni domenica, a tutte le ore, è uno stadio in amore che canta la sua passione sulle note di ‘oi vita oi vita mia’. Fuori d’Italia però l’inno d’amore è un altro. È quello storico, forse legato all’oleografia tradizionale: ‘O sole mio. Anche nell’affascinante e romantica Budapest il refrain non cambia. Nel mondo di Facebook scopri anche storie intrecciate d’amore che sfociano nel calcio. C’è infatti una Napoli del week end lungo che si è ritrovata in un pub di Budapest, tra il Danubio blu e il cielo azzurro.

L’euforia cromatica, almeno quella, è garantita. Sembra di vederli quei tifosi innamorati che si aggirano per le strade pulitissime e per un attimo l’assedio della ‘munnezza’ sembra un incubo svanito. Tra accenti magiari, voci dal Vesuvio s’insinuano come mine vaganti:

‘Guagliù, a mezzogiorno in piazza’,

ammonisce uno. E lì si ritrovano in un pub che respira Napoli. Nella città che ha dato al Posillipo il fuoriclasse della pallanuoto Tamas Kasas (in rossoverde una Coppa dei Campioni, due scudetti e una Coppa delle Coppe), la tessera del tifoso non serve. Basta un po’ di buona volontà, e la curva si materializza tra un ristorante dal nome stravagante (Vapiano) e una bancarella di souvenir.

A pochi metri da Váci utca, la via dello shopping, la Napoli che vira ad Est si sintonizza con l’anima sulle frequenze del San Paolo. Dietro il bancone di un irish pub un po’ sfigato, c’è Omar, algerino.

‘Vai Napoli!’,

esclama battendosi un paio di volte il pugno sul petto. Qualcuno giura che è il fratello povero di Yebda. Al fischio d’inizio, il silenzio. Che diventa più sordo quando la difesa lascia a Mauri tempo e spazio per andare in porta. Ma Omar resta ottimista anche dopo lo 0-2:

‘Don’t worry, vince Napoli’,

dice. Non preoccuparsi, è una parola. Fatto sta, che alla fine ha ragione lui. Nell’abbraccio partenopeo finisce pure il fratello di Yebda, che intanto ha arricchito il proprio vocabolario italiano con una selezione di male parole. Nella Vorosmarty tèr, la grande piazza al centro di una Pest invasa dalla primavera, un violino di strada suona ”O sole mio’. Non è un inno per caso.

La Redazione

A.S.

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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