In volo verso Roma lasciandosi alle spalle la finale da incubo della Supercoppa. Aurelio De Laurentiis si mostra sereno sul volo Air China mentre analizza di nuovo la serata di Pechino e non fa sconti a nessuno.
Qual è il suo stato d’animo?
«Una manifestazione tra squadre importanti e tifoserie importanti dovrebbe essere organizzata in modo inappuntabile. Se uno è abituato al calcio trasmesso con l’accurata tecnologia di Sky, un calcio attraverso il quale non si possono offrire dubbi o alimentare dietrologie, non capisco perché per quest’evento ci si è affidati alla Rai senza obbligare ad utilizzare le stesse riprese e gli stessi replay, l’unico modo per poter verificare con precisione ciò che è accaduto durante la manifestazione. Vuol dire che la Lega, che pure abbiamo rifondato, vive ancora dell’incapacità a rigenerarsi in modo efficiente e moderno. Si dovrebbe avere il coraggio di mandare a casa tutti quelli che hanno più di quarant’anni e ricominciare con giovani vogliosi di lavorare per la tutela sia dei calciatori da un punto di vista sportivo che delle società da un punto di vista imprenditoriale».
Una brutta figura per il calcio italiano?
«Non posso dirlo, solo dopo aver esaminato in maniera scientifica tutte le riprese che sembrano piuttosto limitate potrei esprimere giudizi. La cosa che mi ha infastidito di più è che la prima partita vera dell’estate è stata gestita e affrontata con un piglio di severità scolastica tipica di noi italiani. Il rigore era discutibile, diciamo una situazione da fifty-fifty. Quello che è inaccettabile da parte di chi ha il controllo del gioco è la prima ammonizione a Zuniga che ha subito il fallo. Ed è lì il momento secondo me che può nascere una possibile lettura di dietrologia. Con tutta la buona volontà che uno può metterci è chiaro che nei tifosi non possono non nascere dei dubbi. Perché tramutare un fatto dell’amicizia in una semina di odio tra tifoserie? La cosa più bella sarebbe quella di essere applauditi dalla tifoseria opposta».
Il bersaglio della protesta era la Juve?
«Non ce l’avevamo con la Juve, una grande squadra composta da grandi giocatori. Ma se si semina sul campo l’irrazionalità è chiaro che le squadre cominciano a confrontarsi con atteggiamento diverso a volte spocchiosi. E poi vorrei sapere se l’assistente ha fatto un corso di macedone visto che Pandev si è rivolto a lui in macedone ed era molto lontano e poi mi ha giurato di non aver offeso. Comunque al di là di questo, l’adrenalina di un giocatore durante la partita determina certi atteggiamenti che l’arbitro dovrebbe gestire. Ricordo quell’episodio di Totti, attraverso la lettura del labiale si riscontrò che mandò più volte a quel paese un assistente e in quel caso l’arbitro fece finta di nulla e la sua lettura della situazione fu geniale».
Ha lasciato il segno questa sconfitta?
«Non ha lasciato il segno. Mi ha dato fastidio vedere la trasferta organizzata in questo modo, ci ho messo un’ora e mezzo dall’albergo al campo, l’albergo, il Park Hyatt, dove siamo stati benissimo, l’ho scelto io. Sono molto deluso dell’organizzazione cinese e della Lega. Questo trofeo fatto così non vale niente».
Che sensazione ha provato durante la partita?
«Mio figlio Edoardo è andato via dopo un quarto d’ora del secondo tempo, io volevo farlo più avanti ma poi ci ho pensato. Quando prendi dei cazzotti che puoi farci? O ti arrabbi e reagisci o la prendi con filosofia: ho scelto la seconda strada. Mi è però è rimasta l’amarezza che è stata sprecata una grande occasione per esportare nel migliore dei modi il calcio italiano all’estero e la reponsabilità ce l’ha chi ha arbitrato che non solo ha penalizzato il Napoli ma l’immagine del nostro calcio. A questo punto tanto vale mandare arbitri internazionali. E poi dico che il regolamento andrebbe rivisto, quando si chiude una stagione si dovrebbe ripartire da zero, invece noi avevamo Dzemaili squalificato e perderemo Pandev e Zuniga per squalifica. Se dovesse ancora essere organizzata così questa competizione non m’interessa».
Al rientro in albergo cosa è avvenuto?
«Abbiamo cenato e poi ho ordinato sette-otto bottiglie di champagne portando la squadra a brindare alla discoteca dell’hotel al sesto piano. Ho detto ai ragazzi che hanno giocato una grande partita e ad ognuno ho regalato un premio partita di 20mila euro. Bisogna cancellare subito quanto successo, è stata solo una brutta scampagnata, come essere andati al mare ed aver trovato otto ore di traffico nel viaggio di ritorno. Guardiamo subito avanti, abbiamo i campioni della Grecia e l’esordio in campionato a Palermo. Nella sfortuna avremo la possibilità di vedere i nuovi gioielli del Napoli che sono Insigne e Vargas».
Perché non avete partecipato alla cerimonia di premiazione?
«Perché essendo stata la partita mal gestita si sgretola la psicologia di condividere alla fine vittoria e sconfitta, non c’era la condizione di vivere il terzo tempo modello rugby nel rispetto dell’avversario, questo non può avvenire se uno si sente preso in giro. Siamo stati in Cina otto giorni, mentre la Juve voleva organizzare le sua tournée e io seppure un po’ troppo tardi ho avanzato la proposta di far giocare una partita di andata e ritorno, a Torino e Napoli, che avrebbe fruttato dieci milioni di fatturato invece di una manciata di yuan. Per le società di calcio il fatturato è importante a me la Cina piace per l’esportazione del prodotto calcio ma se l’evento viene organizzato così allora meglio gestirlo da soli: la Juve ha alle spalle la grande organizzazione della Fiat, il Napoli della Filmauro».
Che mosse avete in mente, rianalizzerete le immagini e prenderete qualche iniziativa?
«Abbiamo milioni di tifosi napoletani che meritano rispetto e che devono sapere la verità. Per questo dobbiamo rivedere le immagini in modo da stabilire se c’è stato qualcosa di sbagliato, anche se l’errore su Zuniga è inequivocabile e non c’è bisogno di rivedere niente».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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