Il Napoli resta in scia con Juve e Roma, che marciano a ritmi mostruosi. Azzurri vincenti a Verona, come richiesto dai tifosi, giocando bene in attacco e con qualche consueto affanno in fase di protezione della propria area. Il netto 0-3 non toglie che servano rinforzi in questa finestra di mercato.
AFFANNO INIZIALE – Ormai è un programma tattico: le partenze azzurre sono sistematicamente in sordina. E non è sempre, necessariamente, un male: dopo una sfuriata durata mezzo primo tempo, il Verona ha perso energie e si è dovuto spegnere un po’, riducendo i ritmi forsennati iniziali e concedendo campo alle avanzate del reparto offensivo del Napoli, che come ogni volta ha fatto valere il proprio tasso tecnico. Ma l’avvio è stato problematico, anche per merito dei padroni di casa, capaci di tenere sempre il pallone, ingabbiando Inler e Dzemaili fra le maglie di una squadra cortissima e votata al pressing alto, per poi produrre azioni d’attacco arrembanti, pur senza pungere. Ci ha messo del suo Fernandez, con due svarioni iniziali, prima di crescere leggermente; ma il punto debole del Napoli resta sul centro-sinistra, dove Armero non ha vocazioni difensive e Inler vive i soliti affanni. Oggi il dirimpettaio era un cliente scomodo come Iturbe, ma non è stato solo il talento argentino a creare grattacapi. Il vero problema dell’inizio rallentato del Napoli non è stato tanto il ritmo, quanto la serie di palle perse: i passaggi falliti e l’imprecisione hanno condannato l’undici di Benitez a non vedere mai il pallone per venti minuti.
ATTACCHI IMPROVVISI – Intorno al 23′ il baricentro azzurro, prima bassissimo (bastava osservare la posizione sempre più arretrata di Callejón), si è alzato lievemente, mentre la manovra tattica era la stessa proposta varie volte da Benitez: avanzate ragionate e per lo più orizzontali, con aperture larghe e ariose, e poi improvvise accelerazioni verticali a ridosso dell’area di rigore. Al primo vero tentativo del genere il Napoli è passato, grazie a una prodezza di Mertens, ancora in gran forma e ancora capace di andare a segno: pregevole il destro a giro che ha baciato il palo per lo 0-1. Davanti al belga, la differenza sul piano della qualità la fa Higuaìn, giocatore di un altro livello, anche quando non va a segno. Il tema tattico è rimasto lo stesso ed è stato piuttosto produttivo, anche se il Verona riusciva a reggere nonostante la difesa non sia il suo reparto migliore. A cavallo fra primo tempo e ripresa sono andati al tiro, pericolosamente, Callejón e due volte Pandev (fra il 50′ e il 60′), con il macedone ancora insufficiente, non solo per due ghiottissime palle-gol sprecate. Al 48′, sempre Iturbe aveva innescato Toni, fermato da un’ottima parata di Rafael, denunciando così le défaillance della difesa azzurra.
MEZZORA SENZA SCHEMI – Dal 60′ le squadre si sono allungate tantissimo, persino sfilacciate, in pochi tornavano a coprire e gli spazi liberi erano praterie. Sono fioccate occasioni da entrambe le parti, ma ad approfittarne è stato il Napoli, capace di triplicare il vantaggio grazie al primo gol (finalmente) in campionato di Insigne, e alla segnatura conclusiva di Dzemaili. Pochissima tattica in questa fase, in cui il Napoli ha concretamente potuto sfruttare la propria superiorità tecnica e qualitativa. Nel finale Benitez ha voluto rimettere ordine, inserendo Britos per Higuaìn e recuperando serenità, a partita comunque ormai chiusa.
URGENZA NUOVI ACQUISTI – La vittoria è stata netta e convincente, forse troppo severa per un buon Verona. Il gioco azzurro ha funzionato dalla trequarti in su, ma restano gravi passaggi a vuoto fra difesa e centrocampo. Inler ha sbagliato, di nuovo, una quantità incalcolabile di passaggi, mentre Dzemaili è deficitario in copertura, lasciando il compagno spesso solo contro tutti. Maggio ha giocato molto meglio rispetto alle ultime uscite, mentre Fernandez continua a soffrire di gravi amnesie. Armero ha fatto il possibile pur non essendo, di mestiere, un difensore, mentre Pandev il suo mestiere sembra non riuscire a farlo più (molto tardiva la sua sostituzione, giunta al 66′). Il ritorno imminente di Hamšík potrebbe risistemare molti equilibri e quello non ancora prossimo di Zúñiga dovrebbe restituire qualità a sinistra, e anche un minimo di affidabilità in più sul piano della copertura. Resta il grosso buco a centrocampo (Radošević, nei pochi minuti giocati, si è mosso bene: perché non viene mai provato?), un buco che il mercato deve necessariamente colmare. Due o tre colpi sono fondamentali e sarebbe bene metterli a segno anche al più presto. Con Behrami ai box, non si può puntare sul duo Dzemaili-Inler e sulle fasce manca decisamente qualcosa.
Lorenzo Licciardi
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