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Napoli, sbagli e soggezione tattica, sbanda la solita difesa a tre

L'analisi di Antonio Corbo della sconfitta casalinga degli azzurri con la Roma. Edinson Cavani in ri

Il Napoli è sommerso da un’onda lunga che dal basso risale la classifica. È tra le prime 9 raggiunto anche dalla Roma che ritrova la sua identità tattica, gioco molto corto stile Barcellona e difesa da riequilibrare. Dodici punti dal vertice, dieci dalla zona Champions. Napoli e Hamsik si sono svegliati tardi.
Il Napoli aveva mandato a memoria un’altra partita. Dopo tre minuti, Lamela, sogno sudamericano di mezza estate di Aurelio De Laurentiis, si presenta nella perfidia delle sue serpentine sulla sinistra. Bisogna inventare un copione diverso, teme Mazzarri. Ma non ce n’è bisogno. Perché la Roma non è squadra che, passata in vantaggio, decida di chiudersi e proteggere il discreto bottino. La Roma di Luis Enrique è un’idea di calcio diversa dalla monotonia del campionato italiano. Ha una sua fresca creatività pari alle ingenuità difensive. E gioca come le insegna il maestro spagnolo, caparbia nonostante le ultime due sconfitte con Udinese e Fiorentina.
Il tema tattico quindi rimane quello previsto. La Roma con il gioco corto dei suoi buoni palleggiatori, nonostante il terreno viscido, decide il ritmo. Suo il dominio del gioco. Non era prevista la posizione di Totti, invece. Comincia tra le linee, ma è un bluff. Il leader sceglie presto una diversa base operativa. Arretra a centrocampo, si piazza davanti a De Rossi, e manovra la Roma dettando passaggi e tempi. Lancia a destra Rosi che abbandona spesso la difesa, coperto da Simplicio. A sinistra Totti invita allo scatto sia il mediano Greco che il difensore Taddei, a volte arma Lamela, una lama nel fianco destro del Napoli. Pensare ad una difesa a 4 significa non conoscere Mazzarri. Il dubbio non lo sfiora neanche se vede il terzetto ballare, con Campagnaro stralunato nei primi due gol della Roma.
L’altro disagio del Napoli è a centrocampo. Dove né Inler né Gargano interrompono la direzione di Totti, nessuno che piombi sul suo podio. Fortuna nel primo tempo che la Roma sia tradita da Osvaldo, interessato più a ravviare i lunghi capelli neri che a mirare con maggiore precisione. Per il Napoli è altrettanto facile rendersi pericoloso perché la Roma, impegnata nelle sue trame strette con ostinato possesso palla, lascia due porticine aperte. Il Napoli a destra si infila con Maggio che nella corsa brucia Taddei, è una sfida impossibile tra uno scooter e una bici. A sinistra invece Zuniga, pari a Lavezzi per effervescenza, crea rimorsi in Rosi che si allontana troppo spesso e subisce le incursioni laterali del ballerino sudamericano. Non è impreciso solo Osvaldo, per rincuorarlo ci si mette Campagnaro favorendo il raddoppio della Roma, ma anche Hamsik, che sbaglia l’impossibile prima di indovinarne uno, ma tardi. Non sbaglia Cavani, neanche si vede nel primo tempo, forse rimasto nei piazzali dietro le curve del San Paolo a cercare un parcheggio. Si rivedrà ad inizio di ripresa per due gol annullati e qualche squillo nel finale.
Nella sua concitata reazione, il Napoli si scopre. La difesa a tre, poco protetta, affronta i romanisti uno contro uno, pagando un conto alto con Campagnaro, in affanno nel duello centrale con Osvaldo. Passa oltre un’ora, prima che Mazzarri dopo aver cambiato look (via cravatta, giacca, camicia bianca sotto la pioggia e poi giubbino) provi a cambiare assetto. Costretto a infilare Pandev e ritirare Lavezzi per infortunio del fantasista che rientrerà ancora una volta in anticipo nel caldo Natale argentino, il Napoli certifica anche la cattiva condizione di Gargano preferendogli Mascara. La partita è ormai segnata quando la difesa si sistema meglio e Hamsik guida la reazione a nervi scoperti di una squadra stanca di subire il sistema Roma. Luis Enrique chiude con uno squarcio di saggia italianità. Cinque in difesa, fuori Totti, la Roma dimostra che oltre al catenaccio conosce il contropiede, vedi l’1-3 di Simplicio.

Fonte: Repubblica.it

La Redazione

M.V.

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