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Napoli – Roma, scatta il piano sicurezza: De Santis: “Non volevo uccidere nessuno”

"Io costretto a sparare per sopravvivere. Mi spiace per Ciro, ora temo per la mia famiglia"

A ventitré giorni dal 1° novembre e dalla partita Napoli-Roma, sfida dai rischi incalcolabili che un cervellone elettronico con il gusto del sadico e del macabro aveva inizialmente fissato per il 2 novembre, il tradizionale giorno dei morti, è venuto fuori in forma integrale il memoriale di Daniele De Santis. Gastone: ovvero l’ultrà della Roma accusato dell’omicidio di Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli che, a poche ore dalla finale di Coppa Italia del 3 maggio con la Fiorentina, fu ferito a Tor di Quinto a colpi di pistola. «Sì, li ho esplosi io. Sono stato costretto a sparare, mi stavano ammazzando». Confessione. Che gela il sangue: è la legge della giungla del calcio.

LA RICOSTRUZIONE . E allora, la confessione. E dunque le due pagine scritte in stampatello da De Santis e confermate nella sostanza e nei contenuti anche ieri, nel corso dell’interrogatorio andato in scena a Viterbo. Per la precisione: Gastone s’è avvalso della facoltà di non rispondere, però ha ribadito attraverso alcune dichiarazioni spontanee la ricostruzione dei fatti inviata via fax qualche giorno fa ai pm. «Sono disperato per la morte di Ciro Esposito, non volevo uccidere proprio nessuno. Voglio dire che è vero, alla fine i colpi li ho esplosi io, ma senza mirare. Ero pieno di sangue dappertutto. Mi stavano ammazzando punto e basta».

PAURA E SILENZIO. Poi, un passaggio cruciale: altre cose da chiarire? «Non posso farlo ora, tutte le parole su quello che è accaduto realmente alimenterebbero un clima di odio e scatenerebbero qualche altro pazzo, visto che m’hanno messo contro una città intera come se fosse una guerra. Ho paura per la mia famiglia». E ancora: «Sono uscito per chiudere il cancello, dove vivo, perché si sentiva un casino di bomboni e fumogeni. Hanno detto che ho attaccato le donne e i bambini, ma non l’ho mai fatto in vita mia. Non ho lanciato bomboni, ho solo raccolto un fumogeno che stava per terra e l’ho tirato. A quel punto mi hanno rincorso in trenta o forse più, mi hanno preso a bastonate e coltellate. Mi sono rotto la gamba, i medici mi hanno detto che rimarrò zoppo».

NON TI CREDO. La reazione della signora Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, non tarda. «Dice che ha sparato perché aveva paura, ma io non gli credo: è una bugia: è uscito attrezzato per fare del male. Ha aggredito mio figlio prima di essere picchiato. Il linciaggio è avvenuto dopo gli spari. Spari contro tre persone: avrebbe potuto ucciderle tutte, così come ha ucciso mio figlio». Gastone ha scritto di essere disperato per Ciro: «Mi fa piacere, significa che ha una coscienza».

SICUREZZA E PRECEDENTE. Dovranno invece dimostrare una preparazione del tutto differente rispetto a quella del 3 maggio, gli organismi incaricati della gestione e dell’organizzazione del Napoli-Roma di campionato del 1° novembre. La certezza è che gli agenti al San Paolo e dintorni potrebbero anche arrivare a mille unità, e non è escluso che alla vigilia, per diffondere messaggi di pace e serenità, possano essere coinvolti i capitani delle squadre, gli allenatori o altri personaggi carismatici per i due popoli di tifosi. Nel frattempo in attesa di una prima riunione operativa, che potrebbe andare in scena già la prossima settimana al Viminale, a Roma, non è passata inosservata la determina relativa all’ultimo derby di Lega Pro, Paganese-Juve Stabia: il divieto di trasferta, per la prima volta, è stato esteso anche ai possessori di tessera del tifoso. Nel caso di Napoli-Roma, ovviamente, si parte dal divieto di base: ma il precedente potrebbe fare giurisprudenza.

Fonte: Corriere dello Sport

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