La Roma è la grande sorpresa, il Napoli la grande conferma. Alla partenza, tutti abbiamo avvertito la Juve: attenta, dovrai vedertela con il Napoli. Nessuno ha pensato alla Roma. E come avremmo potuto, dopo due anni di delusioni e sconquassi. E invece la Roma sinora è stata più brava di tutte, Juve compresa. Certo, sette squilli non fanno testo, sette giornate sono appena un respiro, rispetto alla corsa che si decide a maggio, però se la Roma è questa, parlare di mirabile sorpresa è inevitabile. Non di miracolo, però, non di evento trascendentale che sfugge alla ragione. Nemmeno nel calcio s’improvvisa, oltre un minimo lecito. Tanto per capirsi, nella Roma che ha steso l’Inter a San Siro, dieci dei quattordici andati in campo c’erano anche l’anno scorso. La spina dorsale è sempre quella formata da Totti, De Rossi e Pjanic; a sinistra Balzaretti c’era e Balzaretti è rimasto, Castan in difesa e Florenzi sulla fascia li aveva anche Zeman. Insomma, la prima differenza quest’annno l’ha fatta Garcia: per due anni la Roma ha avuto allenatori inadeguati, ora ha finalmente quello giusto. E se in estate ha perso talenti come Marquinhos, Lamela e Osvaldo, bisogna riconoscere che ha saputo sostituirli con altri talenti di pari età e forse valore.
Questo significa che le basi sono state messe nei primi due anni, anche se i risultati disastrosi hanno oscurato l’orizzonte, sino a negarcelo. Ed è normale che la società abbia poi cercato di completare il mix mettendo dentro qualche bel vecchiaccio come De Sanctis e Maicon, o una tigre come Strootman. Più esperienza, maggiore personalità, non solo talento e finalmente un allenatore: non è un miracolo, è il risultato di investimenti e anche di errori, fatti in tre anni.Il percorso del Napoli è stato ancora più lucido, illuminato, più graduale, meno brusco. Bisogna riconoscere a De Laurentiis intuizioni e meriti in una gestione esemplare e sempre attenta ai conti. Ha raccolto il Napoli in C e l’ha riportato in Europa, tra i club più importanti. Non si è fatto impiccare dalle partenze di Mazzarri e Cavani, anzi ha colto l’occasione per aprire un nuovo ciclo e rinnovare in meglio la squadra.Quello che sta succedendo è, dunque, di un’importanza fondamentale per il calcio italiano. Raramente, forse mai, Napoli e Roma , Roma e Napoli, si sono trovate insieme proiettate verso grandi mete. Quando il Napoli di Maradona vinceva i due scudetti, la Roma vivacchiava, subiva il declino del dopo-scudetto: nell’87 fu esonerato Eriksson, nell’89 arrivò uno stanco Radice. Quando la Roma ha vinto il terzo titolo con Capello nel 2001, il Napoli di Zeman e poi Mondonico è addirittura scivolato in B, finendo nel tunnel più buio. Dunque, insieme, così in alto, è uno spettacolo inedito, che la partita di venerdì potrà solo modificare in parte, non cancellare. Sono due squadre proiettate nel domani: la Roma è decisa a conquistarsi un posto da protagonista anche in Europa, il Napoli vuole confermarsi e consolidare le posizioni già raggiunte e magari vincere il terzo scudetto. Questo è un messaggio rivoluzionario per il calcio italiano, abituato a vivere perennemente sull’asse Torino-Milano. Ed è un messaggio ancora più forte perché arriva in un momento difficile per il Paese e dunque per il nostro pallone. Roma e Napoli hanno saputo imboccare la strada più ambiziosa: allenatori in gamba e moderni, squadre che fanno un calcio di qualità, capaci di abbinare al risultato lo spettacolo. E’ un binomio fantastico, che può arricchire il calcio italiano. E anche in considerazione di questo, è auspicabile che ora i tifosi, cancellando i veleni e i rancori di questi ultimi anni, tornino ai vecchi e civili rapporti di una volta. Per unirsi a Roma e Napoli nella scalata finale.
Fonte: Corriere dello Sport
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