Vittoria altisonante per gli azzurri nella prima del 2013, in una gara con una posta in palio alta e contro un avversario di valore. Se non attraverso la prestazione, il Napoli ha vinto grazie alla strategia: sfruttati con astuzia i corridoi che la Roma concede per sua stessa costituzione tattica.
Diverse le critiche velate e meno velate rivolte ieri sera da parte dei giornalisti televisivi alla squadra di Mazzarri, dopo la pur netta vittoria – almeno per il risultato – contro i giallorossi al “San Paolo”. Non si tratta di critiche campate in aria, perché il Napoli non ha esibito un calcio spettacolare, ma c’è da dire che neppure la Roma ha mostrato un gioco efficace e tantomeno brillante. Poco realistica anche l’analisi che vorrebbe i romanisti altrettanto pericolosi ma soltanto più spreconi: tolta l’occasione fallita goffamente da Destro su assist di Totti intorno al 60’ (seguita dalla sostituzione del giovane attaccante) e tolto il doppio miracolo di De Sanctis poco più tardi (con clamoroso errore successivo di Bradley), la Roma ha costruito molto ma non si è resa mai davvero minacciosa sotto la porta azzurra. Il Napoli, dal canto suo, oltre ai quattro gol ha fallito almeno altre due opportunità nitide, mettendo davanti alla porta Hamsik e Cavani, e ha sprecato diversi contropiedi in parità o persino superiorità numerica, quando la Roma si ritrovava a difendere a due uomini.
Mazzarri ha sfruttato le ripartenze come la logica imponeva, avvalendosi di pochi passaggi veloci, e di certo non può farci granché se almeno la metà di questi sono stati imprecisi: altrimenti, il risultato sarebbe stato ben più rotondo. La strategia (di questo si tratta, più che di tattica) era elementare e per questo irrinunciabile: con scaltrezza il Napoli ha castigato e messo al tappeto la Roma, che di spazi ne ha concessi in quantità generosissima. A tale principio basilare, Mazzarri ha però aggiunto qualche altro accorgimento decisivo: partenza-lampo dei suoi che hanno corso subito al massimo, con impegno e applicazione totali; fondamentale anche la posizione di Pandev, schierato al centro della trequarti appena dietro Cavani, da seconda punta e rifinitore. Il macedone è stato eccezionale in questo ruolo, sfornando filtranti geniali a ripetizione, e la sorte ha premiato la mossa del tecnico e la vena del giocatore alla prima vera occasione. Il Matador ha inaugurato la sua serata indimenticabile con un tocco di punta e dall’1-0 la gara si è messa come sperava Mazzarri, ovvero con la Roma alla ricerca del gol e il Napoli pronto al gioco di rimessa.
In questa fase di gioco, tatticamente sono stati lodevoli tutti gli azzurri quando la palla era degli ospiti: Maggio e Zuniga ripiegavano puntuali e grintosi su Destro e Lamela, Behrami e Inler davano una mano in interdizione centrale, e insieme al solito Cavani spesso tornava persino Hamsik a rafforzare l’argine. In queste condizioni anche la difesa ha potuto funzionare meglio, finalmente: Britos e Gamberini a volte incerti ma fortunati nei rari errori, Campagnaro quasi perfetto. Merita menzione anche la prestazione di De Sanctis, sempre impeccabile: decisivo nella duplice occasione sopra menzionata, plastico sul tiro da fuori di Pjanic. Tiri da fuori che restano il tallone d’Achille della retroguardia azzurra, ancora difettosa nel concedere troppi metri appena fuori dalla propria area: quasi tutte le conclusioni della Roma sono arrivate da lì.
Da migliorare, come detto, restano la precisione nei passaggi e certi movimenti difensivi. Ma soprattutto, a non convincere è l’atteggiamento: le critiche per Mazzarri sono arrivate in virtù di un gioco troppo rinunciatario, riscontrabile nella tendenza di certo non nuova a sedersi sul vantaggio e concedere possesso e campo agli avversari. Contro la Roma troppo a lungo il Napoli ha tenuto bassi baricentro e ritmi, e se è giustificabile quando la partita era ancora equilibrata, non lo è dopo l’espulsione di Pjanic: da quel momento gli azzurri sembravano quelli in inferiorità numerica e la Roma ha potuto dominare a lunghi tratti. Il piccolo e ininfluente pasticcio Mazzarri lo ha fatto inserendo Mesto per Pandev: di fatto, ha rinunciato al vantaggio di giocare con un uomo in più, dato che Mesto non trovava posizione e in tal modo risultava un uomo in meno. Impoverendo il proprio pacchetto offensivo, invece di approfittare dell’occasione per schiacciare la Roma e impedirle così di attaccare, le si è concessa la possibilità di venir fuori e tentare la rimonta, almeno finché si era sul 3-1. Gli episodi poi hanno girato a favore del Napoli, con il quarto gol di Maggio e soprattutto grazie allo strapotere di Cavani. Ma non sempre la fortuna è benevola e questi piccoli o grandi errori dovrebbero offrire spunti per il futuro.
A cura di Lorenzo Licciardi
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