Ma quello è un abisso. O anche il K2. Una parete infinita, infida o perfida, da scalare a mani nude. Il 1 febbraio, un mercoledì sera, la Champions è ancora, sempre e soltanto il Chelsea e il terzo posto, il passaporto per garantirsi pure il futuro, un’utopia affidata ai romantici, ai sognatori: Udinese 41 punti, Napoli 30, non resta che l’ottimismo della volontà e un pizzico di sana follia.
LA SVOLTA – La “remuntada” (fa più chic) è il sogno segreto coltivato a fari spenti, nella cauta convinzione che c’è (quasi) un girone di ritorno davanti da poter condire pure attraverso luoghi comuni (il cammino è lungo, tutto può succedere). Missione (im)possibile, da far partire tra lo scetticismo generale, garantendosi un pareggino a Milano – contro i campioni d’Italia – mentre a Firenze si comincia a sbriciolare l’Udinese: meno dieci, ma va. Un’occhio al “Friuli”, un altro pure alla Lazio, ma c’è da lavorare e alla 23ª s’accende una luce, ch’è comunque fioca: il 2-0 sul Chievo è di routine, scalda relativamente, perché c’è sempre una distanza siderale, sette punti, dunque non meno di tre partite. Ma tra le pieghe d’un week-end infiammato a Udine dal Milan, con il successo esterno, si nasconde l’ora X.
L’AVVICINAMENTO – Il piano subisce un’impennata imprevista alla 24ª, che il Napoli avvia di venerdì 17 e festeggia con assoluta indifferenza della cabala: a pesare, è lo 0-3 a Firenze, ovviamente, però anche il pari dell’Udinese con il Cagliari che riduce sensibilmente il divario e induce a credere che qualcosa possa realmente accadere. Crederci e poi combattere: alla 25ª, si sveglia la Guidolin-band, vince a Bologna in scioltezza, rende aritmeticamente inutile la vittoria del Napoli sull’Inter ma moralmente incide, perché concede certezze a Mazzarri e scaraventa via un’avversaria.
FATTA – Chi l’avrebbe detto, appena quarantotto giorni fa? Il terzo posto è divenuto un affare (soprattutto) a due tra la Lazio e l’Udinese, con l’incomodo Napoli che sta là fuori: ma tra la 26ª e la 28ª, si consuma il ribaltone. Domenica 4 marzo, è un mezzogiorno e mezzo di fuoco: il pari di Zaccardo – che agguanta la fuga di Cavani – dà l’impressione di essere una pietra tombale; ma allo scadere, il Pocho trova la zampata, chiude i conti e si mette con i compagni sulla riva ad aspettare. L’Udinese s’incarta con l’Atalanta, la Lazio si prende il derby: ma la frontiera resta nel cono visivo e quasi si tocca quando Guidolin e Reja cascano nel posticipo delle 27ª, uno a Novara e l’altro in casa con il Bologna; il primo è agganciato e l’ex gode d’un vantaggio minimo. Il bello sta per venire, perché Udine rende credibile la fantasia: 2-2 al “Friuli”, stessi punti e però il vantaggio negli scontri diretti. Il K2 è ad un passettino.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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